Regia di Galder Gaztelu-Urrutia vedi scheda film
Homo homini lupus: ''l' uomo, lupo tra gli uomini'', e' un' espressione latina che il celebre filosofo del '600 Thomas Hobbes, giusnaturalista e matematico britannico, autore del suo capolavoro di filosofia politica ''Il Leviatano'' ha fatto propria per sottolineare l' ingordigia dell' essere umano che porterebbe alla sua estinzione se egli non alienasse ad un monarca assoluto tutti i propri diritti in cambio della vita. L' uomo, secondo Hobbes, nasce con la feroce volonta' di attaccare i propri simili perche' palesemente egoista ed incontentabile; a lui non basta quanto gli offre la natura, chiede e pretende sempre di piu', perche' cosi' e' fatta la sua indole. Al contrario degli altri animali, l' uomo possiede acume e ragione che finiscono per incattivirlo rendendolo intollerabile ed intollerante verso ogni suo simile. Ci sembra che il tema del film ''Il Buco''(El Hoyo) del regista spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia intenda ripercorrere queste tematiche soffermandosi con la dovuta overdose di raccapriccio sui comportamenti di tutti i personaggi. Trama: un giorno, il nostro protagonista (interpretato dall' ottimo attore Ivan Massague') si sveglia al fianco di un ambiguo individuo ( Zorion Equileor, nella parte di Trimagasi, altro ottimo interprete) al 48esimo piano di un misterioso luogo simile ad un carcere, caratterizzato dalla presenza di un buco con al centro una piattaforma da cui scendono i resti dei pasti consumati da chi sta ai livelli superiori; per sopravvivere ed evitare terrificanti scenari di vero cannibalismo, occorre andare verso l' alto dove c'e' piu' abbondanza di cibo: piu' si e' in basso piu' si rischia di rimanere senza i resti di cibo e, a questo punto, di niente e di nessuno ci si puo' piu' fidare. Ci sarebbe da mangiare per tutti se quelli dei piani alti non saccheggiassero selvaggiamente il cibo, orinandoci, defecandoci e sputandoci sopra per puro sfregio nei confronti di chi, allo stadio inferiore, sta attendendo affamato il proprio turno. Il punto del film e' dunque mettere in metafora fantascentifica la stratificazione sociale, associata al puro egoismo umano. Il nostro protagonista viaggera' di piano in piano ed assistera' allo scempio di ogni idealismo ed umana pieta', dall' ultimo piano, dove vige il puro cannibalismo per sopravvivere, al livello piu' in alto dove regna la sovrabbondanza ed il benessere. Alla fine, una panna cotta diventera' il simbolo della purezza di una bambina, speranza forse unicamente utopica di un futuro migliore: ma, aggiungiamo noi, condividendo la filosofia di Hobbes, se non cambia la natura dell' uomo ( e come potra' cambiare?) mai potremo agognare scenari meno perversi e piu' incoraggianti. Se questi sono stati gli intenti del regista di mostrarci un palcoscenico ripugnante e distopico, riteniamo, ahinoi, che abbia fatto bingo; il genere umano, lo sta mostrando anche l' attuale pandemia, sembra non volersi accorgere che alla fine del tunnel non trovera' la tanto auspicata serenita' ma, continuando a perseverare nei propri personalismi ed interessi egocentrici, rischiera' di piombare in un orrido senza fondo e senza vita.
Titolo: Il Buco; regia di: Galder Gaztelu-Urrutia, con Antonia San Juan, Ivan Massague', Zorion Equileor; genere: drammatico-horror; durata: 90 minuti; distribuzione: Netflix; giudizio: buono; voto:7.
Recensione di Mario Grippo/Milano, del 27 dicembre 2020.
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