Regia di Galder Gaztelu-Urrutia vedi scheda film
Un uomo di nome Goreng decide di entrare spontaneamente nel “buco”, ovvero in una prigione costruita come una fossa con un numero imprecisato di piani. I fortunati che si trovano ai piani alti hanno a disposizione una tavola riccamente imbandita che poi poco alla volta si svuota scendendo di livello: i carcerati ai piani più bassi non hanno dunque nulla da mangiare, e sono costretti a ricorrere all’omicidio e al cannibalismo per potersi sfamare. I prigionieri vengono spostati ogni tot da un livello all’altro secondo una logica apparentemente casuale. Goreng capisce che l’unico modo per sopravvivere è cercare di ribellarsi al meccanismo della prigione in modo che tutti abbiano il cibo necessario.
Diretto da un regista spagnolo e distribuito principalmente da Netflix, Il buco è un film che ha avuto una buona risonanza mediatica. La storia si presenta come una palese allegoria della società in cui viviamo: quelli ai piani alti della società - ovvero i ricchi e i benestanti - sono così ingordi da papparsi tutto “il cibo”, ovvero le ricchezze disponibili, così che alle classi subalterne rimane ben poco da spartire. Se l’idea di base è almeno cinematograficamente originale e significativa, il film nella prima parte risulta avvincente e spiazzante, con delle scene horror crude al punto giusto che non scontenteranno gli amanti del genere. Tuttavia, la vicenda non riesce a mantenere la stessa tensione e originalità dall’inizio alla fine: mano mano che la storia va avanti si avverte una mancanza di slancio e di idee all’altezza delle premesse. Il finale risulta forse fin troppo metaforico e astratto. Il risultato complessivo è un film discreto che con appena qualche sforzo e guizzo immaginativo in più avrebbe potuto risultare davvero buono.
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