Regia di Galder Gaztelu-Urrutia vedi scheda film
NEXT FLOOR!
Agl’inoperosi lettori: ecco un miracolo che i Vangeli, persino quelli Apocrifi, vi han da sempre tenuto nascosto: Gesù Cristo sapeva cagare all’insù (e dovreste tornare a re-imparare a farlo anche voi).
“El Hoyo” - la fossa, l’abisso (in italiano reso come “il Buco”, un titolo perfetto - traduzione letterale - per il capolavoro di Jacques Becker e per l’ottimo film di Tsai Ming-liang, meno per questo discreto lavoro, e in inglese con “the Platform”) -, l’opera prima nel lungometraggio, dopo un paio di short, di Galder Gaztelu-Urrutia, su sceneggiatura di David Desola e Pedro Rivero...
(un gran duetto d’attori composto da Ivan Massagué e Zorion Eguileor, ai quali s’aggiungono Antonia San Juan, Emilio Buale, Alexandra Masangkay e Mario Pardo, mentre la fotografia è di Jon D. Domínguez, il montaggio di Elena Ruiz e Haritz Zubillaga, le musiche di Aránzazu Calleja e le scenografie di Azegiñe Urigoitia),
...dilata allo stremo e all’estenuazione (qualità neutre, qui comunque più positive che negative) l’idea portante alla base di “Next Floor”, il bellissimo cortometraggio di quando Denis Villeneuve er’ancora Denis Villeneuve (vale a dire da "Polytechnique" fino a “Incendies”/“Enemy”, insomma) ricalcando le geometrie poliedro-parallelepipede di “the Cube” di Vincenzo Natali (e di “Parasite”) e quelle vettoriali, traslate da orizzontali a verticali, di “SnowPiercer” (senza dimenticarci di un altro Bong Joon-ho socio-politico, quello di “Okja”).
Il livello 0 (zero), raggiunto dopo aver toccato l’estremità finale de τòν αριθμòν του θηρíου, in vero e paradossalmente alla sua metà:
...quand’io mi volsi, tu passasti ’l punto
al qual si traggon d’ogne parte i pesi.
Dante Alighieri - La Commedia - Inferno - Canto XXXIV (110-111)
Ma è il “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes a tracciare la via (Volume Secondo, Capitolo VI):
“Il grande che fosse vizioso sfoggerebbe il vizio, e il ricco illiberale sarebbe un miserabile avaro. Infatti, chi detiene ricchezze non è già felice per il possederle, ma per il saperle spendere, e non come vorrebbe consumarle, ma col farne buon uso.”
- - - INIZIO MINI SPOILER PARZIALE - - -
Lo spettatore già sa, mentre scorre la costante tensione spudoratamente grottesca e pericolantemente allegorica che la fine sarà una delusione. Al contempo contraddizione in termini ed espletazione se non del portato filosofico dell’opera per lo meno della sua significazione: è il viaggio e non la meta, è il seme e non il frutto, è il sacrificio e non la ricompensa. Sicuro è che come messaggio la langhigiana panna cotta batte la bambina MacGuffin 3 a 0. Rappresentazione plastica dell'apparente carenza di alternative che il nostro presente crede di (non poter) possedere per raggiungere il futuro.
- - - FINE MINI SPOILER PARZIALE - - -
Un generoso * * * ¼ - 6.5 con un po’ di auspicante fiducia riposta verso il futuro del regista…
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HAPPY END IN CAPS-LOCK, OVVERO: BONUS TRACK PER QUESTI TEMPI MALATI (UN SOLO ACCORDO, REITERATO, SALVERÀ IL MONDO).
Una buona via di mezzo tra il "fatalismo" e una prudenziale messa in atto delle precauzioni necessarie, chiamiamolo "fiducioso fatalismo attivo", penso sia quello che ci vuole per affrontare la situazione, che si prospetta lunga e complessa.
E poi c’è lui, che ci ricorda quale è invece la verità…
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