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Il buco

Regia di Galder Gaztelu-Urrutia vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il buco

di Furetto60
7 stelle

Ambiziosa metafora sociale. Film a tratti anche sgradevole e ripugnante. Da vedere

Futuro prossimo venturo, decisamente distopico, siamo in una misteriosa prigione, in cui le celle sono disposte verticalmente. Due detenuti per ogni livello; il protagonista Goring ha scelto volontariamente di entrare in questo “luogo da incubo” per 6 mesi, per ottenere una sorta di attestato; ogni detenuto ha il diritto di portarsi una cosa, lui ha scelto una copia del Don Chisciotte. Alla fine di ogni mese i prigionieri vengono addormentati e si risvegliano su un piano diverso. In mezzo alla cella c'è un grosso buco, attraverso cui scende una piattaforma mobile con una tavola imbandita con del cibo, preparato da un' efficiente brigata di cucina, da consumare però entro soli due minuti, prima che la piattaforma prosegua la sua discesa. Non si possono fare provviste, pena il raffreddamento o il surriscaldamento dell’ambiente. Ovviamente la quantità di cibo tende a diminuire man a mano che si va giù. Il primo compagno di cella di Goreng è Trimgasi un anziano cinico, munito di coltello, che deve scontare un anno di pena per omicidio colposo. L’uomo gli spiega le regole della “fossa”, intanto, loro sono al 48° livello.Dopo il primo mese, i due si ritrovano al 171esimo piano, Trimagasi ha legato Goreng al letto, decidendo di nutrirsi di alcuni pezzi del suo corpo. Quando l’uomo compie il primo taglio, però, interviene Miharu, una misteriosa donna in cerca di sua figlia, che lo libera, Goring lo uccide, successivamente cibandosene. Il mese successivo si sveglia al 33esimo livello con Imoguiri, la signora addetta alla prima accoglienza dei prigionieri, offertasi volontaria, dopo aver scoperto di essere malata di cancro terminale. Imoguiri cerca di razionare il cibo ma ottiene solo scherni e insulti. Il mese dopo Goreng arriva al 202esimo livello da solo perché Imoguiri, privata del suo amato bassotto, si è suicidata; c’è veramente ben poco da mangiare, solo la carne della defunta. Il mese successivo Goreng giunge al sesto livello e incontra Baharat, con lui pattuisce di scendere sopra la piattaforma, lungo la fossa, per distribuire il cibo in modo razionale ed equo, manganellando e uccidendo coloro che non rispettano le loro regole. Durante la discesa,una lunga ed estenuante “via crucis”, i due assistono all’uccisione di Miharu e loro stessi vengono feriti nel tentativo di difenderla. I due giungono poi al 333 esimo livello, probabilmente l'ultimo;hanno nutrito i prigionieri che da giorni erano digiuni, mantenendo intatto un unico piatto, una porzione di panna cotta che, nel loro progetto rivoluzionario, rappresenterebbe il “messaggio” da rivolgere a coloro che dirigono l’istituto: se si dimostra di poter ridistribuire il cibo, in modo che nessuno muoia di fame e si riesce a privarsi di qualcosa anche molto appetibile, allora vuol dire che si può cambiare; il protagonista in quest'ultimo piano, intravede una bambina ,scende dalla piattaforma, le offre la panna cotta.  È chiaro che l’opera è una complessa metafora sociale, con diverse chiavi di lettura. La struttura del Buco, articolata in 333 livelli che ospitano in totale 666(numero del diavolo) prigionieri, può rievocare l’Inferno Dantesco; lo spirito guida di Gering sarebbe il fu Trimgasi, novello Caronte, che si occupa di accompagnare il protagonista e di spiegargli la dinamica di questo mondo.L’umanità anche in momenti critici come questo, tra crisi sanitaria e guerra in Ucraina, non riesce a ragionare in termini “globali” non rinunzia all’egoismo a discapito del bene comune; la bramosia di prendere più di quello che serve, supera di gran lunga la solidarietà verso il prossimo. Secondo un altro suggestivo sguardo, Goreng e Baharat sarebbero la moderna rappresentazione di Don Chisciotte e Sancho Panza, che decidono di mettere le loro forze al servizio della comunità, nonostante la corruzione del sistema, in cui morale ed etica sono accantonate a favore dell’egoismo individuale, dell’accumulazione e del consumismo; il cambio di piano, che significa anche rischio di morte da inedia, per gli sventurati ospiti, è casuale, non prevedibile, proprio come succede nella vita, successi inaspettati, ma anche rovesci improvvisi, senza alcuna meritocrazia o logica. Ritrovare la bambina cambia le prospettive del protagonista: è la rappresentazione della speranza: il vero messaggio che bisogna far pervenire a chi comanda, per cui vale la pena immolarsi. Chicca “incredibile” la reazione dello chef, allorquando scopre un capello dentro la panna cotta. Diversi echi filosofici sono rinvenibili: dal Superuomo di Nietzsche, all’identità archetipica del Panopticon di Jeremy Bentham, all’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre, fino all’homo homini lupus di Hobbes. Il film è volutamente sgradevole e ripugnante, trasmette un senso di claustrofobia e di lerciume, mostra senza reticenze scene cruenti e truculenti ed ha un’atmosfera tetra. Tuttavia pone quesiti, fa riflettere, in sostanza ha spessore.

 

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