Regia di Giulio De Santi vedi scheda film
Hotel 666 stelle, con accesso diretto per l'Inferno. "Gli ospiti sono pregati di riporre ogni speranza appena entrati. Si avvisa inoltre la spettabile clientela che tutte le uscite, comprese quelle di sicurezza, sono state definitivamente bloccate". What is this? WHAT THE FUCK!
Il killer di professione Frank Zimosa (Rayner Bourton) -già veterano della guerra nel Golfo e in quella di Bosnia/Erzegovina- riceve un incarico apparentemente semplice dallo sconosciuto Mistrandia: deve eliminare una coppia all'interno di un hotel. Una volta raggiunto l'obiettivo, dotato di occhiali interattivi con i quali viene seguito a distanza dal mandante, si rende conto troppo tardi di essere lui il vero bersaglio.
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Necrostorm, un neologismo terrificante (accostabile a tempesta di morte) che si sta facendo strada nell'oscuro universo del cinema horror, gore e splatter più estremo. Dietro a tutto sta l'italiano Giulio De Santi, eccentrico artista che nel 2011 decide di dare origine al brutale Adam Chaplin, co-diretto con il fratello Emanuele. È la prima di una serie di produzioni a carattere altamente violento, e destinate al mercato estero. Seguono a ruota Taeter city (2012) e questo incredibile Hotel Inferno, primo titolo di una serie tuttora in corso di lavorazione con il terzo capitolo. Affiancato da Tiziana Machella, De Santi si è gettato a capofitto in questo mondo tenebroso, tanto sanguinario quanto sommerso, ma che ha il suo zoccolo duro di appassionati. Qualche altro esempio della estrema creatività della coppia? Nel 2015 vedono la luce Infidus e The Mildew from Planet Xonader, mentre nel 2017 va in "putrefazione" Hotel Inferno 2: the cathedral of pain. Alternando l'attività anche come sviluppatore di videogiochi, De Santi è attualmente al lavoro su: Hotel Inferno 3, Taeter city 2, Snow white meth, Little Necro Red, Cinder hell e Behind the nightmare.
Lunga presentazione che però ben rende l'idea del fatto che questo titolo sia stato, tutto sommato, molto apprezzato da una ristretta nicchia di pubblico, al punto di dare impulso a De Santi per continuare su questa strada. Si può dire del risultato finale tutto e il contrario di tutto, ma non che Hotel Inferno difetti in originalità. Ispirato dai videogiochi chiamati in gergo FPS (acronimo di First Person Shooter), De Santi realizza un film vivacissimo, impetuoso, dalla costante ripresa in soggettiva. Tutto si svolge esattamente in prima persona. L'ispirazione arriva da classici PC games ultraviolenti, cose tipo Blood 2 o Clive Barker's Undying pertanto, come logica conseguenza, la trama va a farsi benedire dopo una manciata di minuti, per cedere spazio invece agli effetti "de paura". Non si capisce -perché così vuole l'autore- chi sia in realtà il mandante Mistrandia né cosa rappresentino i sudditi vaganti e sofferenti rinchiusi nell'hotel. Alcuni di loro imprigionati da centinaia di anni. Ma che importa in fondo? Anzi, l'alone di mistero contribuisce a rendere ancora più d'effetto il clima di paranoica ed assurda follia sanguinaria, unica vera interprete principale. Quello che conta infatti è lo splatter e qui (Peter Jackson degli esordi docet) veniamo catapultati per davvero in una festa di sangue, una apoteosi del cattivo gusto. Molto, molto ben realizzati, i trucchi lasciano a bocca aperta per quanto realistici. Effetto, quello della verosimiglianza, dovuto anche allo studiato ed esagitato stile di ripresa, sempre accompagnata da una perfetta e ansiogena colonna sonora.
Fucilate dritte in faccia, cervelli estratti a mani nude, viscere fumanti, bombe esplosive a rendere in carcassa questo o quel corpo. Lo stesso protagonista non regge allo spettacolo e vomita a rotta di collo in una sequenza schifosissima, cioè a dire più che centrata, data la finalità del prodotto. Pallottole che trapassano teste, volti devastati a calci, arti strappati, stangate -con barre di ferro- in visi tumefatti, pugnalate e martellate nelle mani. Un insieme di scene gore, messe in atto senza soluzione di continuità, che dimostrano essere in azione un regista dalla prolifica, dissacrante, oltraggiosa e contorta genialità. Le vittime dei massacri sono esseri umani? Forse sì, magari no. Quando entra in scena "Lei", la creatura smascellata che lancia fiamme dalla bocca, ci si ricorda del Nemesis del videogame Resident evil 3. E non si può non applaudire di fronte a tanta sorprendente inventiva, orientata al cattivissimo gusto. "Fuck you!", è il tormentone messo ripetutamente in bocca al sicario. E il tono canzonatorio, minimalista dell'insieme, con quelle espressioni caricaturali emesse dal protagonista spesso seguite dalle risatine agghiaccianti di Mistrandia, ha un suo perchè. Capolavoro da cinque stelle con lode, considerato il contesto produttivo e l'unicità dell'insieme, ma che per obiettiva e (in)sensata valutazione siamo costretti a ridurre a 3 e 1/2.
"Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l'indifferenza dei buoni.” (Martin Luther King)
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