Regia di Thierry de Peretti vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Sul finire del 2015, la dogana francese scopre diverse tonnellate di cannabis nel cuore della capitale francese. Quello stesso giorno, un infiltrato di vecchia data dei narcotrafficanti, Hubert Antoine (Roschdy Zem), contatta un noto giovane reporter di Libération, Stéphane Vilner (Pio Mermai), per rivelargli importanti scoop al riguardo, al centro dei quali si staglia la figura di Jacques Billard (Vincent Lindon, fantastico come al solito nel suo destreggiarsi titubante ma inarrendevole a sostenere la liceità del proprio agire fuori dagli schemi), alto funzionario della polizia che, secondo il testimone, sarebbe il fulcro di un traffico organizzato proprio dai vertici dello stato.
Il giornalista non potrà che ostentare diffidenza nei riguardi dell'infido spione, ma, poco per volta, supportato da dati ampiamente verificati, cambierà opinione, fino ad addentrarsi attraverso i meandri più buoi ed inquietanti che si celano addentro ai vertici dello stato.
Al suo terzo lungometraggio dopo gli assai validi Apache (2013) e Una vita violenta (2017), il tenace regista corso Thierry de Peretti, firma con questo suo serrato Enquete sur un scandal d'Etat, un film nervoso, aspro e del tutto anti-spettacolare, ove grandi aperture di riprese sembrano preannunciare a spettacolari scene d'azione che poi quasi mai trovano riscontro, se non in una scena di regolamento dei conti in un quartiere di Marsiglia, ripreso da distante con stile simil-documentaristico, per conferire più realismo allo sviluppo di una indagine in grado di incrinare i poteri forti di una repubblica contaminata e schiava del compromesso.
Complesso ma al tempo stesso seducente, il film indaga su questioni scottanti in cui il desiderio di venire a capo della verità da parte del giornalista, sembra talvolta in balia di quell'infiltrato che non si sa mai che gioco stia conducendo.
Ecco dunque che lo spettatore, si trova, al pari del giornalista, ostaggio di due fazioni opposte, nessuna delle quali garantisce particolare capacità di rendersi completamente credibile, laddove i funzionari di stato agiscono adducendo fini superiori, con metodi piuttosto discutibili, mentre l'infiltrato non si comprende chiaramente a che gioco stia giocando, né perché si esponga così audacemente nel portare avanti la sua denuncia contro tutto e contro tutti.
De Peretti si rende autore di un film inchiesta che, pur disdegnando ogni concessione all'azione più tradizionale, riesce comunque a prendere lo spettatore, catapultandolo a rendersi parte integrante di un mistero che potrebbe risultare piuttosto pertinente con una realtà degli apparati statali non molto lasciata alla fantasia.
Nel suo incipit il film, che non sconfina mai in giudizi morali né in risoluzioni ove si pretende di arrivare ad una verità inconfutabile, si premura di assicurare che tutto il racconto è frutto di mera fantasia, ma un contesto così preciso e pregno di dettagli e di particolari, suggerisce e stuzzica a pensare di trovarsi in dimensioni di fatto non molto lontane da una ipotizzata realtà inquietante dei fatti che sarà assai difficile possa mai venire a galla, nonostante le scrupolose indagini giornalistiche raccontate.
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