La recensione su Ammonite - Sopra un'onda del mare

Un’anima guasta non guarisce da un giorno all’altro, si trova in uno stato di blocco permanente che richiede sollecitazioni ma ancora prima di essere trattata con estrema sensibilità affinché non finisca in frantumi. Ha bisogno di seguire un percorso graduale, di risvegliarsi dal torpore a piccoli passi, così da abbassare volontariamente la guardia e lasciare entrare il suo interlocutore. Allo stesso tempo, questa operazione paziente verrà ricompensata, come solo chi ha tanto da dare, ma non ha mai avuto la possibilità di sgusciare fuori dal ruolo che le è stato tacitamente imposto, è in grado di fare.

Ammonite scansiona l’incontro tra due solitudini femminili, due donne deluse, sottostimate e relegate nel dimenticatoio, che hanno finalmente l’opportunità di sentirsi vive.

Lyme Regis (Gran Bretagna), intorno alla metà del 1800. Mary Anning (Kate Winslet) vive appartata insieme a sua madre Molly (Gemma Jones), guadagnandosi da vivere vendendo ai turisti i fossili che trova in riva al mare.

Grazie alle sue conoscenze in materia, che in un lontano passato le permisero di portare a compimento scoperte ragguardevoli, il facoltoso Roderick Murchison (James McArdle) richiede i suoi servigi, facendole conoscere anche sua moglie Charlotte (Saoirse Ronan).

Quando Charlotte si ammala, Roderick decide di rientrare a Londra lasciandola alle cure di Mary.

Tra le due prenderà corpo un rapporto di mutuo soccorso, che porterà un inatteso giovamento a entrambe.

Ammonite (2020): Kate Winslet, Saoirse Ronan

Con il suo secondo lungometraggio, Francis Lee conferma di possedere tatto e una naturale vocazione al trattamento di sentimenti profondi senza accusare sfarfallii, passando dalla sfera maschile (La terra di Dio) a quella femminile, che colloca nella dura realtà di una società degli uomini, nella quale le regole sono invalicabili, prive di eccezioni anche quando i meriti sono lampanti, relegando le donne in una posizione di subordine.

Una cornice di avversità che, abbinate a un contorno geografico, con una landa inospitale, e ambientale, con il perpetuo rumore del mare e della pioggia, fortifica un period drama di generalizzata freddezza, perfetta per amplificare la percezione del calore sprigionato dalla passione che, un passo per volta, coglie di soppiatto le due protagoniste.

Un viatico officiato centellinando le parole, preferendo imbandire un componimento frutto della sommatoria di molteplici gesti e sguardi, che dapprima aprono una breccia nella corazza costituita da un dolore interiore per quanto non è mai stato, per poi esplodere.

Un campionamento fisico ed emotivo che non perde mai la bussola, affidandosi al talento e al trasporto immersivo delle due interpreti protagoniste, che si caricano sulle spalle un peso specifico consistente. Se Saoirse Ronan è caparbia e propositiva, Kate Winslet è letteralmente sensazionale, un mostro di bravura che con ogni espressione o movenza lascia trapelare a chiare lettere tutto ciò che c’è da intendere.

Ammonite (2020): Kate Winslet, Saoirse Ronan

In definitiva, Ammonite è un film a tinta unica che non ha un preciso punto di caduta, ma un nucleo che contempla coordinate cristalline. Cuoce a fuoco lento e nei puntini di sospensione coltiva il suo lato migliore, ribellandosi alla rassegnazione, dando fiato ad anime perse o in pena, saldando l’austerità del contorno a una passione che brucia l’anima. Tra amarezza e vicinanza, repressione e comprensione, spigoli non smussabili e squarci intimamente paradisiaci.

Penetrante.