Regia di Tatiana Huezo vedi scheda film
Un'immersione senza scampo in un mondo dominato dalla violenza, nel quale l'unica legge che vige è quella del più forte, e rispetto al quale l'unica speranza per chi ambisce a una realizzazione personale è la fuga.
Quando alla figlia Ana di circa otto anni insegna a scavare una buca nel terreno ed entrarci dentro, Rita non lo sta facendo per farla divertire, ma la sta preparando per quel momento, futuro, nel quale la situazione sarà precipitata e si troverà nelle condizioni di dover salvare la pelle. Qualche anno dopo, Ana è in piena pubertà, ha il corpo che fiorisce e la vanità che inizia a prendere il sopravvento: vorrebbe condurre un'esistenza leggera, ritagliando, nelle giornate passate con le amiche Paula e Maria, attimi di gioco o di magia, ma la cittadina sperduta tra le montagne messicane in cui vive non permette distrazioni: perché i cartelli della droga la fanno da padroni e la polizia nella migliore delle ipotesi latita, perché l'unica via di salvezza per gli adulti è lavorare nei campi di raccolta di papaveri, perché i giovani maschi sanno che prima o poi dovranno entrare nel giro, e le giovani donne hanno bisogno di capire che presto o tardi da lì dovranno cercare di andar via.
Tratto dall'omonimo romanzo di Jennifer Clemente, Prayers for the stolen (Noche de fuego) di Tatiana Huezo è un'immersione senza scampo in un mondo dominato dalla violenza, nel quale l'unica legge che vige è quella del più forte, e rispetto al quale l'unica speranza per chi ambisce a una realizzazione personale è la fuga. Huezo segue Ana e le sue due amiche coetanee accompagnandole in una maturazione che per loro non può non corrispondere con una terribile presa di coscienza: in un presente che rifugge l'immaginazione, dove ci sono ragazzine che vengono rapite e adulti che si volatilizzano, Huezo le segue nella vita di tutti i giorni, sottolineando come essa sia scura e inespressa, dominata da un sempre più tangibile senso di pericolo imminente.
Costretta a tagliare i capelli con la scusa dei pidocchi (per lei) e con l'illusione che ciò la sottragga alle attenzioni dei trafficanti (per la madre), nel suo percorso di crescita, Ana integra l'universo parallelo e intimo creato nel tempo con le due amiche inserendovi le proprie aspirazioni e i propri progetti. Fino a quando la realtà non irrompe, brutale come un incubo, a ricordarle che in quello sperduto angolo di mondo non c'è posto per i sogni.
Realizzato con grande senso per la narrazione da una regista proveniente dal mondo dei documentari, Prayers for the stolen è un cupissimo racconto di formazione gestito quasi come un thriller nel quale la minaccia è sempre incombente ma la violenza mai è al centro dell'immagine, perlopiù nascosta o tenuta ai margini del campo visivo: proprio a voler sottolineare come il fulcro della narrazione siano questi personaggi femminili, il loro isolamento, la loro solitudine, la loro disperazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta