Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Il poliziotto-star Denzel Washington ha appena condotto sulla sedia elettrica Edgar Reese (uno straordinario Elias Koteas, il migliore del cast), serial killer satanista, liberando inconsapevolmente il demone Azazel, ospitato nel corpo del pluriomicida appena giustiziato, che attraverso il semplice contatto fisico si trasferisce di individuo in individuo. "Un caso di reincarnazione aramaica del cazzo": così il detective John Goodman riferisce lapidariamente al suo superiore Donald Sutherland la situazione di una scena del crimine e già così si potrebbe liquidare questo thriller soprannaturale firmato dal Gregory Hoblit co-creatore di Hill Street giorno e notte e NYPD, ovvero due delle migliori serie Tv poliziesche di sempre. Lo script, firmato dal Nicholas Kazan di Il mistero Von Bulow e L'impero del crimine, appare sufficientemente articolato, la regia abile ed efficace nel creare tensione ed appassionare alla vicenda, gli attori coinvolgenti: l'elemento che stona, però, è la disomogeneità dell'insieme. Preso tutto d'un fiato, infatti, il film perde colpi e si affloscia nel suo incedere quasi stentato verso il gran finale, vanificando le velleità spettacolari della messinscena e banalizzandone gli sviluppi narrativi. Ed è un peccato sia perchè gli spunti interessanti erano molteplici e sia per lo smalto e la resa espressiva di alcune sequenze di indubbia suggestione spettacolare (si vedano quelle con il passaggio del demone da un corpo all'altro, per le strade della città, girate con l'aiuto di un coreografo), oltre all'ottima fotografia di Newton Thomas Sigel e alla colonna sonora curata da Tan Dun (con un paio di immortali gioielli dei Rolling Stones). Ma la perla, in negativo, del film è un'altra e, questa sì, decisamente inaccettabile: una vera e propria televendita della birra Bud. Non si tratta di un'inquadratura del logo o di una citazione, ma di un rivoltante spot spacciato come gag tra Washington, Goodman e Gandolfini.
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