Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
"Tenet sta creando il passato, non il futuro".
e ancora:
"Tu non lo sai ma hai un futuro nel passato".
fino a:
"Salviamo il mondo da quello che poteva succedere".
Il losco e sporco mondo delle spie da Guerra Fredda e Terzo Conflitto Mondiale si complica quando da un laboratorio, una sostanza chimica altamente pericolosa e letale a base di Plutonio, si rivela pure come la ricetta ideale per permettere al tempo di ripercorrere i suoi passi, approfittando di una reazione, che prende vita dai cosiddetti "oggetti invertiti", in cui effetto e causa si possono rimettere in discussione.
Ci troviamo in una dimensione sdoppiata, generata dalla cosiddetta "tenaglia temporale", in cui dal futuro si tenta di intervenire su ciò che è stato, modificando certi particolari cruciali a vantaggio di chi può e sa usare questo artificio temporale.
Siamo non molto lontani, anche se più nella fumosa teoria che nel risultato pratico, dal calvario che visse sulla sua pelle una madre coraggio come Sarah Connors in Terminator.
Ma qui in territorio nolaniano è tutto più meccanico, concettuale, scientemente complicato, magari anche - malizioso che sono al pensarlo e scriverlo - per indurre lo spettatore confuso a tornare a ripassare la materia, garantendo al progetto certamente costoso un quasi doppio incasso.
La lotta senza tregua di un misterioso agente, lo impegna, con tutte le sue forze, affinché questo paradosso non finisca per annientare l'intera vita sul pianeta.
Sul mestiere di regista di Christopher Nolan, proprio non si può discutere: la sua messa in scena, sontuosa ed elegante, orchestra al meglio un fumoso, contorto e controverso thriller con grandi, se non magistrali, momenti d'azione e ripetizione in direzione opposta che giustificano il palindromo che titola l'opera.
Quasi a trovarsi di fronte ad un Bond movie in versione torva ed accigliata, seriosa più che seria, ove latita ogni parvenza di humor o ironia di sorta, ma si scandiscono locations glamour tra cui primeggia la nostra Costiera amalfitana. Un protagonista, John David Washington, atletico e tenace che indossa alla perfezione uno splendido gessato che nemmeno 007 riesce a non spiegazzare con tanta abilità, ma che, dal punto di vista recitativo, conferma il sospetto di catatonia mostrato, anzi ostentato con orgoglio in Blackkklansman di Spike Lee. Caratteristica che posiziona il giovane attore agli antipodi di cotanto padre conosciuto come Denzel, del quale mantiene al masdimo solo il caratteristico, curioso passo dinoccolato con piedi verso l'interno.
Decisamente meglio se la cava Robert Pattinson, a suo agio anche quando pare più smarrito di noi spettatori nel raccapezzarsi su come muoversi all'interno di questo ginepraio tortuoso costruito su convergenze temporali destinate a cozzare come poli antitetici di una batteria, e a minacciare non poco i placidi equilibri terreni, a maggior lucro del cattivo di turno.
E a proposito di "vilain", il migliore di tutti è senza dubbio Kenneth Branagh, un cattivo davvero inquietante che ogni vero Bond sognerebbe di meritarsi come degno nemico. Un magnate russo del gas che ha l'astuzia di assurgere allo status privilegiato di broker tra passato e futuro, divenendo in tal modo un semidio, tuttavia incapace di farsi amare dalla statuaria e malinconica consorte.
Come Bondgirl di turno, spicca una statuaria giraffa elegante e chioccia a cui una diafana Elizabeth Debicki conferisce sinuoso ed appropriato fisico, e si interseca nella lotta tra bene e male con una devozione da martire che la rende un personaggio casto e puro a tratti convenzionale e retorico, ma anche coraggioso e insolitamente fuori dsi soliti schemi di donna-bambola usa e getta. Insomma Tenet finisce per rivelarsi niente più che un adrenalinico, audace, macchinoso, stilisticamente impeccabile ma sin troppo serioso, infinito, "sfinimento di marroni", lezione, più teorica e fumosa che realmente convincente, di come possa sfornare un prodotto tecnicamente e mirabilmente impeccabile, anche quando la sceneggiatura finisce per rincorrere a vuoto per due ore e mezza di durata, sempre la solita, unica, reiterata, estenuante idea di fondo.
Nolan certo ama filmare l'azione pura, gli attentati, e, dopo il secondo suo Batman, ci sorprende con un'altra azione terroristica orchestrata da paura, quasi alla Mann, insomma al meglio delle possibilità, tesa e concitata grazie anche ad una colonna sonora incalzante e da batticuore.
Meglio però allora, almeno per un mio gusto personale, ripensare alla semplice, al confronto quasi ingenua strafottenza e megalomania bondiana, alla sfacciataggine certo cafona, ma più a portata di mano del noto agente dalla licenza di uccidere, e predisporci in questo senso a seguire l'ultima avventura di Daniel Craig in quel di Matera, nel già a lungo posticipato ultimo capitolo della saga, funestato pure lui dall'emergenza in atto.
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