Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Un agente segreto lotta contro il tempo, o meglio nel tempo, o...insomma, lotta per salvare l'umanità, mi pare d'aver capito... e ne viene fuori un racconto deludente e pretenzioso, intricato nella trama, ingarbugliato e confuso anche nelle scene d'azione, complicato eppure prevedibile nei "colpi di scena". Un film che non tenet sostanza. Voto 5.
Il titolo, che si legge nello stesso modo partendo da sinistra come partendo da destra, introduce il tema dell'inversione del tempo su cui è costruito il plot. Un tema fatale per il regista/enigmista Nolan, che dimentica i suoi molti pregi e amplifica i difetti (scarsa capacità di sintesi, eccessivo compiacimento intellettuale) e genera il fratello scemo di "Inception", con una trama tremendamente complicata e involuta, basata su una trovata che all'inizio rende curiose le scene d'azione, ma nella battaglia finale dei commandos porta ad una confusione che rasenta il pasticciaccio brutto. Non è d'aiuto lo spaesato protagonista John David Washington (mela caduta assai lungi dall'albero dell'insigne padre Denzel), che fa la stessa espressione imperturbabile quando un torturatore gli strappa i denti come quando si trova davanti una donna che gli piace; per fortuna c'è anche il grande Michael Caine che, nel suo breve cammeo distaccato e disilluso, sembra esprimere tutta la delusione propria anche dello spettatore di fronte all'inconsistenza del film. Nonostante tutte le complicazioni per cercare un'originalità, si finisce per ripercorrere i passaggi tipici di altre pellicole sul viaggio nel tempo, come "Timecop", "L'esercito delle dodici scimmie", "Los cronocrìmenes", "Predestination"; vi sono poi molti punti in comune con "Lo strano appuntamento", un episodio del fumetto "Blake e Mortimer", peraltro molto più coinvolgente e divertente. Stereotipi e furbate si affastellano: il cattivone viene dalla Siberia, il buono (e che ve lo dico a fare?) dall'America; inoltre, cosa davvero imperdonabile, una questione serissima come la violenza sulle donne viene utilizzata strumentalmente come sottotesto per dare una parvenza di sostanza ad un lavoro che sostanza non ha. Insomma, al regista di "The prestige" stavolta la magia non riesce, il coniglio non esce dal cilindro, casomai ci zompa dentro all'improvviso per via dell'inversione temporale, per la desolazione dello spettatore; alla fine della pesante visione si vorrebbe disporre di un sistema per viaggiare nel tempo e farsi restituire le 2 ore e mezza della nostra vita che "Tenet" si è preso, si tiene e non ci ridarà più.
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