Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Anche PPPP è un palindromo.
Polpettoso polpettone polpettosamente polpettonico la cui coerenza interna [piccolo excursus filologico: da "Non provare a capire, sentilo!" - e grazie al cazzo: così son capace anch'io, eh (immagino Oppenheimer che per darsi forza mentre cercava di comprendere l'effetto tunnel quantistico si ripeteva "Sentilo, Robert, sentilo!") - a "L'ignoranza è la nostra arma!", a cui viene giocoforza automatico rispondere con "Sacchi...? Tre!"] è "rispettata" solamente perché le incongruenze si autoannullano fra loro, in/s-contrandosi, “Tenet” sembra uno 007 diretto da un Denis Villeneuve al quale abbiano scippato “Dune”, e invece è un film di Christopher Nolan, in perfetto stile soporifero à la “Batman Begins” & “the Dark Knight”.
Clicco “pausa” nel flusso streaming di Netflix durante, all’incirca a metà film, un infinito inseguimento in fittizia “retromarcia” apparente, poi, quasi una settimana dopo, riattivo lo scorrere del film, e il “play”(er), incredibilmente, dimostra che l’inseguimento è ancora in corso, ancora sfinente. Probabilmente al cinema mi sarei addormentato, come mi accadde nel ‘96 col peggior film di Brian De Palma, “Mission: Impossible” (là c’entravano un elicottero e un treno - e nessuna droga, alcol compreso -, mi par di ricordare).
Memento: tempo alternato/invertito.
Inception: tempo sottoinsiemisticamente rallentato.
Interstellar: tempo (relativisticamente) velocizzato.
Dunkirk: tempo lineare/parallelo/elasticizzato.
Tenet: tempo palindromo (parallelo/invertito).
John David Washington non ce la fa (così come non ce la farà in “Malcolm & Marie” di Sam Levinson e in “Beckett” di Ferdinando Cito Filomarino, dopo avercela fatta, e alla grande, in “BlacKkKlansMan” di Spike Lee, in attesa di “Amsterdam” di David O. Russell e di “True Love” di Gareth Edwards) in pieno, nel senso che ce la fa a metà.
Coi patemi personali del personaggio interpretato (bene) dalla giunonico-afroditica Elizabeth Debicki [“the Great Gatsby”, “the CloverField Paradox”, “Widows”, “the Burnt Orange Heresy” e nella prossima 5ª stag. di “the Crown” nei panni di Diana Spencer (probabilmente, se non le hanno segato le gambe ad altezza stinchi, avrà sempre recitato in piccole trincee scavate sul set), ma qui in zona “the Night Manager”, e no, non è un complimento] non ci s’immedesima, mai.
Uniche note tridimensionali: Robert Pattinson in giusto sottotono e Kennet Branagh in leggerissimo overacting nei panni di Sator che muove le Rotas: ma è il vero sator (seminatore/creatore di storie, aka: regista e sceneggiatore) Nolan-Arepo che guida/governa (tenet) con cura/fatica (opera) le ruote [del carro(zzone) avant'e 'n 'drè] a farlo col pilota automatico inserito: che X (omissis) durante la colluttazione a 4 nei corridoi del bunker della zona franca aeroportuale avesse riconosciuto Y (omissis) dietro l'angolo l'avrebbe capito pure Z (gasparri).
Piccole parti per Martin Donovan, Himesh Patel ("Station Eleven") e Dimple Kapadia, e un cameo gentlemen club di Michael Caine.
Fotografia del dai tempi di “Interstellar” sodale Hoyte van Hoytema (“Her”, “Ad Astra”, “Nope”). Montaggio di Jennifer Lame (collaboratrice abituale di Noah Baumbach ("Marriage Story") e Ari Aster ("Hereditary", "MidSommar"), e con Nolan nel prossimo “Oppenheimer”, banalmente citato in “Tenet”). Le zimmer-pompose musiche retrogrado-palindromiche sono di Ludwig Göransson, rovinate sui titoli di coda da Travis Scott.
Dopo “Tenet” l’autore del seminale “the Prestige” (che possedeva un’anima d’acciaio grazie a Christopher Priest) farà molto meglio, nell’immediato futuro, con “Dunkirk” (e chissà con i prossimi e già annunciati “Insomnia” e “Following”).
Altri P.P.P.P. da pressappoco * * * (¼) - 6.25, o suppergiù:
- “the Revenant” (2015) di A.G.Iñárritu
- “Mother!” (2017) di D.Aronofsky
DimentiCavolo...
Comunque l'oizidni più forte ed importante (¡bias!) l'ho avuto già dal trailer, giacché, una volta assistitovi, esclamai: "Ajò! 'Na noja!".
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