Regia di Vittorio Sindoni vedi scheda film
La vita di Marco, campione di rally felicemente sposato e con due figli adorabili, viene improvvisamente sconvolta da due eventi in apparenza pacifici: l’intervista con una giornalista arrivista e fin troppo disponibile, e l’arrivo del fratello Stefano, perdigiorno e malizioso.
Dopo Voglia di volare (1984) e Voglia di cantare (1985), ecco il terzo anello della catena, il terzo elemento della trilogia di fiction targate Rai con protagonista Gianni Morandi. Come nel secondo titolo, il regista è Vittorio Sindoni, la cui esperienza fino a pochi anni prima era limitata a una manciata di commediole sguaiate; naturalmente per girare un lavoro di simile fattura non servono eccellenti competenze e Sindoni se la cava egregiamente. Se la confezione è apprezzabilissima (cinematografica è la fotografia di Marcello Gatti, fantasiosa e memorabile la colonna sonora di Giancarlo Chiaramello), la sceneggiatura di Piero Luna non sembra granché convincente: le situazioni stereotipate si ripetono senza alcuna originalità e i personaggi non sono affatto tratteggiati a tutto tondo, anzi mostrano lacune psicologiche evidenti che dimostrano la volontà di raggiungere il più vasto pubblico domestico senza tanti scrupoli. Al di là di tutto ciò va ricordata la modestia delle capacità di Gianni Morandi come interprete, quantomeno se non adeguatamente seguito sul set, come purtroppo qui accade; si consideri in aggiunta che al suo fianco ci sono l’anonimo Frederic Andrei e l’insalvabile Milly Carlucci: fortunatamente c’è Catherine Spaak in un altro ruolo centrale, che risolleva un minimo il livello di un cast, diciamo così, discutibile. Tre puntate da un’ora e mezza ciascuna, per un totale di quattro ore e mezza: durata decisamente eccessiva. 3/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta