Regia di Daniele D'Anza vedi scheda film
Il commissario Barlach è sulle tracce di un assassino. I sospetti convergono su un potente criminale a piede libero, Gastmann; ma Barlach si rende conto di dover cercare altrove, dove nessuno sospetterebbe. Anche se potrebbe essere l’occasione giusta per far pagare finalmente Gastmann.
È un’opera decisamente, intensamente e indubbiamente alla Duerrenmatt, questo Il giudice e il suo boia: un giallo nel quale la soluzione neppure importa realmente, quanto piuttosto le sottili sfumature psicologiche dei personaggi e le macroscopiche allegorie proiettate nelle loro ombre. L’impotenza della giustizia di fronte al Male si scontra con la necessità di una punizione come riscontro concreto della suddetta giustizia; nelle pagine dello scrittore svizzero l’idealismo non lascia mai campo libero al senso concreto e, viceversa, il pragmatismo non sembra mai spuntarla in modo evidente sull’astrazione. Qui Duerrenmatt partecipa anche alla sceneggiatura insieme ad Hans Gottschal e Franz Peter Wirth; il tutto è stato quindi tradotto in lingua italiana da Italo Alighiero Chiusano. Daniele D’Anza nel frattempo girava con lo stesso protagonista – un eccellente Paolo Stoppa – un altro sceneggiato televisivo tratto dal medesimo autore e con il medesimo personaggio al centro, cioè quello del commissario Barlach: Il sospetto (1972); fra gli altri elementi del cast in questa produzione si possono ricordare Glauco Mauri, Ugo Pagliai, Gabriella Farinon, Franco Volpi e Paola Arduini. Bianco e nero, messa in scena abbastanza spartana in linea con gli analoghi lavori dell’epoca destinati al piccolo schermo; due puntate di circa 80 minuti ciascuna. 4/10.
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