TAORMINA FILMFEST 66- CONCORSO LUNGOMETRAGGI
"Non credo che qualcuno possa tenere nascosta la propria vita senza pagarne un prezzo".
Un celebre fotografo di guerra australiano, Daniel Fisher, interpretato dalla star australiana Hugo Weaving, affetto da crisi di panico dovute soprattutto ai traumatici risvolti del proprio lavoro di documentazione sul campo, si sta preparando ad allestire una sua importante galleria fotografica, quando si imbatte in un tassista di colore affabile ma risoluto nel chiedergli di non pubblicare alcune sue fotografie note ed apprezzate, inerenti un massacro occorso nel villaggio dell'uomo circa quindici anni prima.
I due diventano anche amici, e il tassista lo induce a frequentare il gruppo di canto folkloristico del territorio natio, ma da quella particolare richiesta dell'uomo id colore, finirà per delinearsi un percorso a ritroso ove ognuno dei due avrà occasione di rimettere in discussione certi propri comportamenti del passato, con una consapevolezza ed una maturazione di coscienza ben più radicate.
Il film gioca scaltramente le sue carte scoprendo poco per volta una matassa narrativa studiata scientemente ad effetto tra sorprese emotivamente forti, e riapparizioni in qualche modo "magiche", risultando questo vorticoso corso degli eventi sin troppo ricattatorio nei confronti dello spettatore, già ingannato moralmente con quell'incipit iniziale della bambina tra le mine.
Troppa malizia narrativa in questo film diretto con estro sin troppo plateale da Ben Lawrence; troppa costruzione che finisce per infiacchire e banalizzare una materia indubbiamente forte e attuale, data in pasto ad una serie di eventi platealmente scenici che accendono solo fuochi di paglia destinati a spegnersi presto.
Troppi personaggi petulanti ed insopportabili, a partire da certe figure di mogli-consigliere di vita.
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