Regia di Edoardo Bruno vedi scheda film
Che cos’è la vita, che cosa il teatro, come e perché la rivoluzione? Meglio un gesto isolato e concreto oppure teorizzare in maniera astratta all’infinito? Un gruppetto di giovani pseudointellettuali perde i suoi giorni migliori dietro a queste superficiali domande.
L’unico merito, se tale può definirsi, di questo film è di raccontare in maniera crudelmente dettagliata l’aspetto più vacuo e pretenzioso del Sessantotto nel Belpaese, quello masturbatorio, autoreferenziale ed elitario che per ovvi motivi non riuscì a sortire alcun effetto sul piano sociale. Sorta di involontaria autoparodia, La sua giornata di gloria mette in scena le tormentate giornate di un gruppetto di giovani sinistroidi impegnati a disquisire su problematiche concrete, affrontandole però su un piano del tutto teorico; quando qualcuno finalmente deciderà di passare all’azione, si finirà immediatamente nel terrorismo. Non che la Storia non abbia percorso anche queste strade, ma francamente l’approccio retorico-ideologico della pellicola pare mestamente gravoso e gratuitamente eccessivo, sacrificando senza troppe remore la questione estetica dell’opera a favore dei suoi contenuti. Ma Godard è Godard – e a dirla tutta anche i suoi film di quel periodo sono parecchio discutibili, così come Edoardo Bruno risulta a conti fatti solo uno scialbo epigono italiano di JLG. Anche perché altre regie non ne farà: sua opera prima e ultima, La sua giornata di gloria adotta tutti i clichè del lavoro impegnato (a sinistra, naturalmente) dell’epoca: spartano bianco e nero (fotografia di Romano Scavolini), verbosità inconcludente, confezione povera e autarchica con regista impegnato anche in veste di unico sceneggiatore e di montatore. Cast con due partecipazioni eccellenti, Philippe Leroy e Pierre Clementi, in ruoli laterali, mentre fra i protagonisti compaiono Carlo Cecchi, Raul Martinez e Maria Manuela Carrilho. Musiche di Vittorio Gelmetti. Bruno proveniva dalla critica (direttore di Filmcritica), era amico personale di Roberto Rossellini e in futuro abbandonderà il cinema ‘pratico’ per tornare a discuterlo in veste di professore universitario, oltre che di critico nuovamente. 2/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta