Regia di Jeong-beom Lee vedi scheda film
Jo Pil-ho: L'alba della vendetta è un film sud-coreano del 2019, scritto e diretto da Lee Jeong-beom. L'opera nel nostro paese è visibile (con un buon doppiaggio italiano) in esclusiva su Netflix (aggiunto il 3 maggio).
Sinossi: Jo Pil-ho è un detective corrotto della polizia, immischiato con criminali di bassa leva.
Tenace e dai modi bruschi è in realtà una persona ancorata a dei saldi principi etici e morali; causualmente durante una delle sue tante "missioni" illegali rimane coinvolto in un caso molto più grande di lui e dovrà vedersela con un noto multimilionario, presidente della società per azioni numero uno in Corea...
L'enfant prodige Lee Jeong-Beom con questo suo Jo Pil-ho porta avanti il suo percorso autoriale iniziato nell'ormai lontano 2006 con Cruel Winter Blues dove redenzione e vendetta, presentati in chiave noir, sono due topos per lui imprescindibili avvicinandosi al maestro hongkonghese John Woo [come già evidenziato altre volte per i registi coreani nati negli anni Settanta -Lee è nato nel 1971- il cinema di Hong Kong è un punto di riferimento importante] nonostante l'approccio stilistico sia completamente diverso.
Questa volta Lee Jeong-Beom decide di accantonare la sua regia frizzante e dinamica apprezzata ad esempio in The Man from Nowhere (//www.filmtv.it/film/44389/the-man-from-nowhere/recensioni/879843/#rfr:film-44389) per uno stile più equilibrato, con un rtimo lento ma crescente poichè il suo obiettivo è mostarci i lati negativi della sua Corea: un paese ricchissimo, moderno ed ipertecnologico ma in realtà poco democratico dove la vita di una ragazzina può valere solo 78 centesimi.
Jo Pil-ho è dunque un crime-movie socio-politico, un film sulla carta d'intrattenimento ma in realtà si rivela essere
un profondo atto d'accusa verso la società contemporanea; il regista per prima cosa ci va durissimo mostrandoci una polizia marcia fino al midollo, a tal proposito emblematiche le parole del superiore di Jo Pil-ho: «Se rubi la marmellata e ti sporchi devi pulirti e rimetterti in sosta» che tradotto significa che tutti li dentro sono corrotti, ma l'importante è non farsi beccare e mantenere un'immagine pubblica pulita.
Detto questo la vera critica è rivolta alle società private ossia le cosiddette Chaebol, una sorta di holding gestite da una singola famiglia/ propietario. Società ricchissime e spietate per cui la vita del singolo cittadino non ha assolutamente valore.
Lee Jeong-beom mette in scena il tutto con molto pessimismo, amplificato dalla rievocazione di uno dei momenti peggiori della recente storia coreana, ossia il nefasto naufragio del Sewol con le sue 295 vittime (quasi tutti ragazzi), tragedia che si sarebbe potuta tranquillamente evitare dato che la nave trasportava tre volte il peso massimo consentito, ovviamente il presidente della compagnia della nave sapeva di tale procedure illegali e pericolose ma il guadagno prima di tutto.
Continuando sul versante tragico-pessimista il regista non ci risparmia la tragica storia della co-protagonista, una ragazzina senza famiglia letteralmente abbandonata dallo stato, anzi viene considerata un rifiuto. L'unico sogno di questa giovane, ormai disillusa e rassegnata ad una vita di stenti, è quello di ergersi a gigante e distruggere le sedi dei potenti: qui Lee Jeong-beom ci propone un interessantisimo richiamo/omaggio a l'anime cult de L'attacco dei giganti diretto da Tetsuto Araki e Masashi Koizuka.
Piccola curiosità: il protagonista Lee Sun Kyun lo rivedremo presto nell'ultima fatica di Bong Joon-ho Parasite, essendo il co-protagonista.
«La legge vale per tutti tranne che per 10000 persone» così esclama con lucidità estrema, il presidente della Taison Group, società numero uno in Corea per numero d'azioni.
Lee jeong-beom continua il suo percorso autoriale proponendoci crime-movie violenti e spietati in salsa noir, da vedere.
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