Buon horror.Esordio felice di De Feo .Location suggestiva, atmosfere inquietanti,buona colonna sonora
Un uomo nottetempo, in compagnia di un neonato, presumibilmente il figlio, guida un’auto, allontanandosi frettolosamente, da una villa in campagna, ma lungo il tragitto, si scontra con qualcosa d’indefinito e finisce rovinosamente fuori strada. Costui muore sul colpo, mentre il piccolino, Samuel si salva e dieci anni dopo, lo ritroviamo paraplegico, su una sedia a rotelle, seguito e allevato da una madre austera e da un ristretto gruppo di persone, all’interno di una magnifica e gigantesca tenuta, chiamata "Villa dei Laghi” In questa magione maestosa e solenne, in una surreale dimensione familiare rigida e oppressiva, con l’inquietante presenza di un fantomatico medico che sembra uno SS e scopriremo poi, come tale si comporta, Samuel è costretto a vivere, in un coatto isolamento, senza la compagnia di altri coetanei, ormai adolescente, inchiodato alla sua condizione, maniacalmente protetto, mantenuto in una sorta di soffice bambagia, in una gabbia dorata, in cui la madre-padrona, ha imposto un regolamento, “un programma”, per usare il linguaggio del film, severissimo, dove ogni amenità è stata bandita ed è vietato parlare del mondo esterno, pena gravi pene corporali, gli unici divertimenti sono le suonate al pianoforte di Samuel, alla presenza di un pubblico ossequioso e compassato, che sembra provenire da "L'isola dei morti di Rachmaninov” Il senso di claustrofobia, malgrado gli spazi aperti, è suscitato dalla privazione di contatti sociali, eccezion fatta per questo manipolo di adulti, disperati, silenziosi e sottoposti alla rigida disciplina , dell’intransigente padrona di casa, dalle estreme e ansiose attenzioni materne, che si traducono in un atteggiamento di vigilanza ossessiva nei confronti del ragazzino infelice, trattato come un prigioniero, in un clima molto vicino alla situazione in cui oggi viviamo, vedi alla voce “coronavirus”, un contesto “militarizzato” in cui la paura di ciò che c’è all’esterno, terrorizza al punto da rendere tutti paranoici e irrazionali. Un giorno un uomo afflitto da uno strano morbo, in stato semi-agonizzante, in compagnia di un’orfana adolescente, Denise è condotto dal personale di servizio, al cospetto della misteriosa signora, egli rivendicando l’aiuto che in passato le ha dispensato, la implora di provvedere all’accudimento della ragazzina, cosi lui muore e seppur riluttante l’austera Madama, la prende in casa a servizio come domestica. Quando Denise entra nella tenuta di Villa dei Laghi, porta scompiglio e fa fortemente vacillare il precario equilibrio della comunità. Ribelle, vitale, la ragazza turba la routine, con l’energia dell’adolescenza e Samuel s’innamora perdutamente di lei, peraltro Denise sembra ricambiare il sentimento. La mamma di Samuel intuisce il potenziale pericolo e allontana Denise, per poi però farla tornare, previo un feroce trattamento di elettrochoc, somministrato dallo pseudo dottore, per renderla emotivamente inerte e quindi idonea a frequentare Samuel, ma la situazione sta precipitando, i camerieri scappano o si tolgono la vita. Il finale apocalittico, che non si rivela, è abbastanza sorprendente. The Nest (Il Nido) è connotato da un’ambientazione italiana. La storia, infatti, si svolge in Piemonte, in una affascinante location. Immersa in una natura rigogliosa, la casa incombe e con i suoi ambienti carichi d’inquietanti dettagli è a tutti gli effetti, un personaggio del film.Roberto De Feo, all'esordio nel lungometraggio, costruisce il climax, lavorando quasi esclusivamente sull'atmosfera, con un’elegantemessa in scena, componendo un microcosmo inquietante e sinistro, il regista si avvale di un’estetica raffinata ma usuale, tra bambole spettrali, ambienti stranianti, interni che virano allo scuro, medici pazzi e un’algida dark lady, corroborato da un’efficace colonna sonora perfettamente calzante alla storia e con degli attori assolutamente in parte. De Feo trasmette con inquietudine, un messaggio, forte e chiaro, di grande attualità, che legittima l’impianto narrativo: la velleità, di potersi chiudere in un mondo ideale, fuori dalle coordinate di spazio e tempo, e di riuscire a lasciare all’esterno tutto ciò che può far male. Buon film
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta