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The Nest (Il nido)

Regia di Roberto De Feo vedi scheda film

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La recensione su The Nest (Il nido)

di mck
6 stelle

I campi, fuori.

 

 

Lazzaro Felice” (“the ChildHood of a Leader”) in “the Village” (“the Others” + Cabin in the Woods”)? E invece... un altro tipo di “niente di nuovo”, declinato sul topico fronte interno sabaudo-piemontese (Castello/Villa dei Laghi, nel Parco naturale regionale La Mandria, a nord-ovest di Venaria Reale), nulla. E però... il finale è, a latere, una delle parti migliori (comune, risaputo, solito, tipico, sì, ma davvero un buon finale, ben realizzato) di un film mediamente gradevole, assieme alla convincente interpretazione del giovane Justin Korovkin (nei prossimi “Favolacce”, dei fratelli D'Innocenzo, e “the Book of Vision”, del “malickiano” Carlo Hintermann), esordiente totale. E allora perché non la sufficienza piena? Per quattro inceppamenti che, davvero, hanno interrotto la scorrevolezza del piacere dell'essere tutto sommato riuscito ad entrare nel flusso della storia: primo, durante la scena dell'elettroconvulsivazione con l'aclockworkorangesca overture de "la Gazza Ladra" rossiniana a girar diegeticamente sul giradischi (molto più riuscito l'utilizzo di un'ennesima, ma bella - si veda alla voce: Maxence Cyrin... -, rivisitazione per pianoforte dell'ultra-coverizzata "Where Is My Mind" dei Pixies di Charles Thompson/Black Francis), ho avuto seriamente timore che - il per altri versi bravo - Maurizio Lombardi (“1992/1993/19994”, “Dov'è Mario?”, “the Young/New Pope”) si sarebbe messo a recitare brani tratti da “Oceano Mare” (e chi vuol capire, capisce, per chi non può, invece, clicchi pure →→qui←← a suo rischio e pericolo); secondo, il dialogo “esplicativo” finale tra la madre (Francesca Cavallin, in altri momenti - e occasioni - più che discreta, ma qui e alcune altre volte, troppo spesso, ricalcata e girante a vuoto: un confronto con la Bérénice Bejo del già citato film di Brady Corbet è improponibile ed ingiusto) e il padre (Edoardo Rossi), un mega-riassuntone/spiegone diretto e recitato malino; terzo, gli ospiti/parenti/visitatori, che non si capisce se abitino lì (e allora la fine di alcuni di loro ci è ignota) o se provengano dall'esterno facendo tira e molla con... un altro tipo di possibilità di sopravvivenza (a parte la scena sacrifical-preventiva à la “MidSommar” & C.); e, quarto, la totale insulsa follia del piano generale della madre, che risulta irricevibile non tanto per i contorni [il decidere di mantenere il figlio paralizzato con le iniezioni, almeno fino a quando del “siero” termineranno le scorte, o del volergli dare una stepford wife (Ginevra Francesconi, brava) alla Ira Levin], quanto per il modo in cui l'assunto (assurdo, ma non è questo il problema, e anzi sarebbe potuto essere un merito, se sfruttato in maniera diversa) erigente alla base del piano di sopravvivenza a lungo termine è stato architettato, sfruttato e inserito nell'economia narrativa del film.

 


Molto buona la scena del contrabbando di sigarette, un long take a camera fissa di 1'50'' (che con un controcampo di 180° sul piano orizzontale e di 45° su quello verticale ne segue un altro, quello della barzelletta, di 2'10'').

Così come quella dell'incubo, che col senno di poi del finale troverà anche spiegazione.

 


Completano il cast: Fabrizio Odetto (molto bravo), la guardia/tuttofare, Gabriele Falsetta, uno dei custodi alla guardiola, Roberto Accornero, uno degli ospiti, Carlo Valli (il padre di Denise, la “sposa promessa”), etc...    

Sceneggiatura scritta dal regista Roberto De Feo (qui alla sua opera seconda), partendo da un suo soggetto, con David Bellini, Lucio Besana e Margherita Ferri.

 

 

Fotografia (dentro: ocra, blu e grigi creati, filtrati e virati; fuori: verdi naturali): Emanuele Pasquet. Montaggio: Luca Gasparini (le prime opere di Davide Ferrario e quelle di mezzo di Guido Chiesa). Scenografia, al lavoro su un materiale pre-esistente imponente: Francesca Bocca. Musiche, al solito ben riuscite: Teho Teardo. Make-Up: Francesca Buffarello & C.

Prodotto da Colorado Fim (Maurizio Totti e Alessandro Usai).

 


Per confronto, ecco “the Nest (il Nido)” inserito in una breve lista composta da alcuni dei pochi horror italiani (che non è, per forza, una categoria) post-2000 cui ho assistito in anni e mesi recenti (in realtà sono almeno il triplo - Pupi Avati, Dario Argento, Lamberto Bava, Manetti bros., Federico Zampaglione, S.Stivaletti, G.Albanesi, I.Zuccon... -, ma non avendo per ora avuto occasione di scriverne... il mio giudizio su di loro non s'è ancora reso compiuto):          
- “Go Home - A Casa Loro”, 2018, Luna Galuano: * * * ½ (¾) - 7.125
- “The Nest (il Nido)”, 2019, Roberto De Feo: * * ¾ (***) - 5.625
- “Oltre il Guado”, 2013, Lorenzo Bianchini: * * ¾ (***) - 5.625
- “The End? L'Inferno Fuori (In un Giorno la Fine)”, 2017, Daniele Misischia: * * ¾ - 5.5

- “H2Odio”, 2006, Alex Infascelli: * * ¼ (**½) - 4.625    

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