Regia di Roberto De Feo vedi scheda film
Se una scenografa si chiama Bocca, può davvero lasciare a bocca aperta nel costruire - ricostruire gli interni di una villa, quella all’interno del Parco Regionale La Mandria nei pressi di Torino, detta dei tre laghi, dove è stato girato The Nest?
Locarno 72
Where is my mind?
Iniziate con questo
https://www.youtube.com/watch?v=5iC0YXspJRM
Se una scenografa si chiama Bocca, può davvvero lasciare a bocca aperta nel costruire - ricostruire gli interni di una villa, quella all’interno del Parco Regionale La Mandria nei pressi di Torino, detta dei tre laghi, dove è stato girato The Nest?
Ebbene la risposta è si e la bocca rimane davvero spalancata con l'eleganza già intrinseca degli spazi, come emerge ad esempio dalla sala da pranzo nobiliare, con le pareti rivestite da centinaia di piatti di porcellana esagonali. A questa eleganza ottocentesca e naturale si aggiunge la sapienza di Francesca Bocca nel far rivivere un luogo, da dieci anni disabitato e logoro, che già solo nella fantasia delle tapezzerie diverse, sgargianti e oniriche, chimiche, meccaniche, o geometriche, che intessono e rivestono le mura di ogni stanza, nuovamente pensate, varrebbe un Oscar. Queste scene vengono coadiuvate anche da ottimi costumi di Cristina Audisio che rendono tutto credibile e straziante.
Già di per sè una location del genere fatta erigere tra il 1863 e il 1868 come reposoir di caccia da re Vittorio Emanuele II non solo è il protagonista vincente di un bel film come questo, ma racchiude già storie, intrighi, misteri come dipanandoli e rilasciandoli dai suoi pori in muratura, nello stesso modo che attua la sceneggiatura ben scritta da Feo & co. E il 90 per cento del film è fatto.
Anche le musiche di Theo Theardo sono perfette e giocano un ruolo interessante come un mantra reiterato, accompagnando e ricalcando l'assurdità di certi gesti li compiuti, amplificandoli o denunciandoli. Assaporate la splendida rilettura di Where is my mind di C Thomson una canzone che fornisce gioia e dolore allo stesso tempo, perfetta per i sentimenti contrastanti che prova il piccolo Samuel, sia verso la madre che verso la giovane adolescente che lo capisce. Oppure Splash Safari.
Anche A forest dei Cure sarebbe stata perfetta per un'ambientazione del genere tra boschi e mistero.
Gli attori sono ottimi, ben gestiti con un casting validamente scelto rendendo tutti credibil e assurdi al tempo stesso: perfetti.
Ad esempio Samuel (Justin AlexanderKorovkin), il bambino paraplegico regge benissimo il film con una calma e un impressionante viso pallido che conquista lo spettatore non solo visivamente, ma anche attraverso le splendide variazioni Goldberg e altre musiche che suona reiteratamente al piano per far felice una psycho madre che lo ossessiona.
La famiglia è riunita in salotto per il compleanno di Samuel, le sedie disposte in fila intorno a lui sono ora occupate da una manciata di persone in abiti da festa. Subito si nota il dottor Christian (Maurizio Lombardi) alla destra del bambino, alto e spigoloso con un'aria glaciale, anche lui perfettamente riuscito nel ruolo di un sadico dottore quasi nazi che ancora attua elettroshcock.
Tutti i rapporti tra i protagonisti sono glaciali e convogliano questo senso altero e distaccato, appunto contrario a un nido, sia esso materno o oppure no.
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