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Underwater

Regia di William Eubank vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Underwater

di mck
5 stelle

Un'idiozia che rallegra.

 

William Eubank, dopo l’interessante “Love” e il non disprezzabilmente carino “the Signal” prosegue la sua calata negli sprofondi della “autorialità” con questo “UnderWater” - il primo film non scritto da lui: la “sceneggiatura” è frutto dell’incontro fra due cervelli, quello di Brian Duffield (un paio di minchiate e “Jane Got a Gun”), su suo soggetto, e di Adam Cozard (un paio di minchiate) - passando dall’indipendente (fruttuoso) alla serie B (in perdita) al (preteso) blockbuster (fallimentare) vendendo l’anima al revival/refresh/reboot/remake del trade mark “Stazione Sottomarina + Creatura degli Abissi”, ambientando stavolta la claustrofobica avventura orrorifica ai quasi 11.000 metri di profondità sul nominalmente pacifico fondo oceanico della Fossa delle Marianne tra Giappone, Filippine e Papua-Nuova Guinea.

 


Alien (Weyland-Yutani: la morale ambientalista/anticapitalista posticcia sui titoli di testa/coda) + Godzilla (il momento à la Gareth Edwards) + Leviathan/Deep Star Six + CloverField/Cthulhu.
Non mi citate il cameroniano “the Abyss” e il crichtoniano “Sphere” per parlare di “UnderWater” che v’affogo di sputi.


Kirsten Stewart (“Panic Room”, “UnderTow”, “InTo the Wild”, “Adventureland”, “the RunaWays”, “WelCome to the Rileys”, “Clouds of Sils Maria”, “Still Alice”, “American Ultra”, “Anesthesia”, il magnifico “Certain Women”, “Café Society”, “Personal Shopper”, “Happiest Season”) dopo le riprese di “Lizzie” si rapa la capa quasi a zero per “UnderWater” (dall’ultimo ciak con gli attori alla prima presentazione ufficiale trascorreranno quasi 3 anni) in attesa di girare “J.T. LeRoy” (poi passerà un anno per giungere al set di “Seberg”) - scusate il minuscolo excursus sulla progressione tricologica, ma è evidente - e sforna una bella prova muscolare in linea con quelle di, commistendole (sì, l’ho appena inventata), Sigourney Weaver/Winona Ryder, Noomi Rapace/Charlize Theron e Katherine Waterston. Il film in questione, invece, ovviamente, è ben poca cosa persino se messo a confronto con “Alien 3” (ok, non esageriamo). 

 


Completano il cast: Vincent Cassel (che vincentcasseleggia), T.J. Miller (che ci mette del suo - stand-up comedian - e del buono per portare a casa la parte del “tipo simpatico ma strambo che muore come tutti gli altri), John Gallagher Jr. (“the NewsRoom”), Jessica Henwick (“Game of Thrones”: Nymeria Sand) e Mamoudou Athie.
Fotografia: Bojan Bazelli. Montaggio: Todd E. Miller, Brian Berdan, William Hoy. Musiche: Marco Beltrami e Brandon Roberts. Scenografie: Naaman Marshall. Supervisore agli Effetti Speciali: Blair Clark.
Producono la Chernin Entertainment (non certo un marchio di garanzia) e la 20th Century Fox (appena ufficialmente acquisita dalla Walt Disney Company, dopo annuale trattativa), che distribuisce. Prevedibile flop colossale, con SARS-CoV-2 assolto per non aver commesso il fatto.


Problem solving.
All’inizio: “Abbiamo circa 30 minuti prima della fusione del reattore.” (“We have about 30 minutes till meltdown.”)
Un’ora e un quarto dopo (parafraso, per non spoilerare): “Perché non esplodi?!” (prendendolo a martellate).
Imperdibili, poi, le “figurine” radarizzate degli xeno-antropomorfi in risalita durante la simulazione esplosiva: ogni creatura con la sua stilizzazione identificativa...
In soldoni: un’idiozia che rallegra.

 


Un po’ di consigli letterari e cinematografici, qui: Alieni degli Abissi.

* * (½) ¾ - 5.375      

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