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Trois jours et une vie

Regia di Nicolas Boukhrief vedi scheda film

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La recensione su Trois jours et une vie

di pazuzu
7 stelle

Un racconto spiazzante, che inizia come una commedia sull'infanzia a là Stand by me, per poi prendere bruscamente, in seguito ad un colpo di scena di grande impatto, la strada del thriller.

 

 

Pronti, via. È il giorno di Natale del 1999 ad Olloy, nelle Ardenne belghe, e un gendarme chiama a raccolta la popolazione del villaggio parlando ad un megafono: si sta cercando un bambino scomparso da poco, e per farlo si perlustrerà il bosco e tutti potranno dare una mano.
Il nastro si riavvolge, si torna indietro di tre giorni, al 22 dicembre, e si riparte dalla storia di Antoine un ragazzino di dodici anni, orfano di padre e con la passione per l'anatomia, affezionato al medico del paese ed invaghito della coetanea Emily, che in realtà già tresca con Theo.
Passa un'ora e il racconto stavolta si sposta in avanti, di ben 15 anni, con Antoine ormai ventisettenne che sta per laurearsi in medicina e torna al paese per festeggiare il Natale con la madre, il medico del villaggio che sta per andare in pensione ma non sa a chi vendere il proprio studio, Theo che è diventato dj ed Emily che è diventata bellissima ed ha il ragazzo nella lontana Parigi.
Seguiranno ulteriori smottamenti temporali, ma al centro della narrazione, per tutte le due ore di un Trois jours et une vie, film sorprendentemente tirato e coerente nei toni e nella forma, resterà sempre la sparizione di questo bambino ed i suoi effetti.

 

 

Quel che sorprende, in una storia per raccontare la quale era fortissimo il rischio di perdersi, o meglio di disperdere la presa sullo spettatore tra un'ellissi e l'altra, è la capacità del regista Nicolas Boukhrief e degli sceneggiatori (Perrine Margaine e Pierre Lemaitre, quest'ultimo autore del libro da cui tutto origina) di spiazzare, fornendo quasi all'inizio una risposta che abitualmente, in film di questo genere, viene data nel finale ("chi ha fatto cosa?"). Riescono nell'operazione costruendo un racconto spiazzante, che inizia come una commedia sull'infanzia a là Stand by me, per poi prendere bruscamente, in seguito ad un colpo di scena di grande impatto, la strada del thriller e scegliere come fulcro non la scomparsa a cui si faceva riferimento nella prima scena ma i modi e i tempi del disvelamento di un terribile segreto ad essa strettamente connesso.
L'unica esitazione, comprensibile e perdonabile, si avverte nella parte centrale, quando, per un breve lasso di tempo, la direzione da prendere sembra indecisa: di lì a poco, comunque, il senso di colpa di 'chi ha fatto cosa' ricomincia a lavorare e a diventare, più ancora che in precedenza, il motore di un'opera sfaccettata e convincente capace - anche - di fingere due o tre finali interlocutori per poi piazzare quello definitivo che (al netto di qualche piccola forzatura) fa tornare un po' tutti i conti ed uscire dalla sala soddisfatti.

 

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