Regia di Douglas Buck, Buddy Giovinazzo, David Gregory, Karim Hussain, Jeremy Kasten, Tom Savini, Richard Stanley vedi scheda film
Horror antologico composto in prevalenza da episodi di alta qualità. Esplicito e piuttosto disturbante a tratti, ma non privo di spunti appassionanti e riflessioni profonde sul senso ultimo della vita (e della morte).
Theatre Guignol (***)
Una giovane pittrice è attratta da un teatro, apparentemente abbandonato, visibile dalla finestra che dà sulla stanza in cui opera. Decide di visitarlo, rimanendo affascinata da uno stravagante narratore, all'opera sul palco. Segmento che unisce l'intera antologia, con presenza di pupazzi meccanici che sono collegati alle singole storie.
The mother of toads - regia di Richard Stanley (***)
Una coppia americana, durante un viaggio in Francia, incontra una zingara che sostiene di essere in possesso del famigerato Necronomicon.
I love you - regia di Buddy Giovinazzo (****)
Cinismo, sentimenti controversi e disperazione sono alla base di una tragica conclusione d'una storia d'amore.
Wet dreams - regia di Tom Savini (**)
Una relazione affettiva è destinata a concludersi brutalmente, a causa dei continui tradimenti del marito.
The accident - regia di Douglas Buck (****1/2)
La morte, vista e filtrata dagli occhi di una bambina innocente, curiosa testimone -durante un viaggio in auto- di un fatale incidente.
Vision stains - regia di Karim Hussain (***)
Una ragazza priva di sentimenti e relazioni sociali, cercando emozioni sempre più varie entra in possesso delle memorie altrui, iniettandosi negli occhi il liquido oculare dei cadaveri.
Sweets - regia di David Gregory (**)
Amore e troppo cibo (in senso bulimico) costituiscono il tema dell'episodio conclusivo.
Udo Kier, nei panni di singolare presentatore (con movimenti a scatto, truccato da pupazzo meccanico), introduce sei storie del terrore girate in differente stile ma tutte molto curate, con ottimi interpreti (per l'occasione ritorna sulla scena anche la fulciana Catriona MacColl, zingara nel primo episodio) e con una graziosa colonna sonora (opera di Simon Boswell, musicista molto attivo in produzioni horror italiane di metà Anni '80).
A parte il fiacco e poco interessante episodio diretto da Tom Savini (anche attore nei panni dello psichiatra e insolitamente non coinvolto agli effetti speciali), altri segmenti vanno dal sufficiente (Sweet, poi ripreso pari pari da Christopher G. Moore per il suo corto Foodie, finito in Watch if you dare) al buono (The mother of toads di Richard Stanley, tornato sulla scena dopo molti anni). Sale di qualità il regista di Subconscious cruelty e Ascension, Karim Hussain, con il disturbante Vision Stain, dove si sprecano primi piani di bulbi oculari trafitti da aghi, con dettaglio di macabri particolari.
Ma le vere sorprese ce le riservano due storie realistiche (pertanto le più inquietanti). Notevole quella diretta da Buddy Giovinazzo, supportato dalla eccezionale performance di André Hennicke nel ruolo del protagonista devastato dalla conclusione di un rapporto d'amore a senso unico, psicologicamente abbattuto a causa della degenerazione emotiva cui va incontro a causa delle esplicite rivelazioni della cinica ex. Il finale splatter chiude inevitabilmente lo stato di rovinoso atteggiamento morale -descritto con dialoghi calzanti e molto ben recitati- dovuto alle rivelazioni di una donna disinibita oltre il limite dell'immaginazione.
Douglas Buck invece, con una profonda (e macabra) poesia, pone l'attenzione sulla curiosità infantile, qui stimolata dall'incontro con la morte, logicamente incomprensibile agli occhi della più immacolata innocenza. Morte che ha il tragico aspetto di un motociclista gentile e simpatico, finito sull'asfalto a causa di un devastante impatto con un cervo.
The theatre bizarre non è certo un capolavoro, ma va ben oltre la più modesta media della maggior parte di horror antologici. Un film particolarmente intriso di scene violente, che però sono -necessariamente- inserite in un contesto non privo di contenuto e di alta qualità.
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