Regia di Syamsul Yusof vedi scheda film
Inusuale horror esorcistico calato però nella cultura islamica. Fatte le debite distinzioni di lingua, il concetto rimane invariato: di esseri umani ne ha uccisi più la religione, che non il Diavolo.
La vita di Sakinah, madre single di una piccola bambina, procede a stenti in un povero e isolato villaggio, per poi prendere una piega ancora peggiore quando la donna si trova ad essere perseguitata da Abuja, un leader religioso legato ad uno spirito malvagio e potente, che con un sortilegio fa gravemente ammalare il padre, l'imàm Malik. Con l'aiuto di Adam, fedele musulmano legato all'ortodossia islamica, Sakinah tenta di contrastare la deriva estremista che sta coinvolgendo la popolazione, sempre più succube delle false prediche di Abuja.
"Lotto, e sono pronto a morire, per l'Islam." (L'agghiacciante dichiarazione di Adam, fondamentalmente non molto diverso dal malvagio antagonista Abuja)
Strana forte questa ennesima proposta Netflix, sempre più orientata a diffondere un tipo di horror che, per quanto ricco di situazioni tipiche portate all'eccesso (si pensi alla tortura di Adam, rinchiuso in una bara con cadavere in putrefazione al fianco), punta ad una cinematografia non occidentale e men che meno americana. Nato a Kuala Lumpur, il malesiano Syamsul Yusof scrive, dirige e interpreta (nel ruolo del martire Adam) un film che propone gli elementi classici del genere esorcistico, declinati però in un contesto islamico e musulmano. Così voci alterate, corpi posseduti, rituali scaramantici e liberatori seguono le dritte del Corano e dell'Hadith, mentre il cinico e prepotente Abuja venera in maniera mascherata il Dajjal, sorta di anticristo per la religione islamica. Tra effetti speciali molto curati, l'azione non cala mai di tono e, a rendere ancora più sostanziosa la pietanza, in azione entra pure un malvagio Jinn. I primi venti minuti sono piuttosto complessi, proprio perché calati in un contesto sociale che -assai raramente- ha raggiunto le nostre sale, le televisioni o l'home video. Poi, lentamente, ci si riesce a intromettere (restando sempre comunque in disparte) in questa sorta di "passione cristica", con sosituzione del martire (Maometto in vece di Gesù), letta in chiave musulmana. A volte eccessivamente chiassoso, estremo per un tipo di messa in scena da fine del Mondo (l'ira di Allah in chiusa, ad esempio), Munafik 2 pur essendo un prodotto di media qualità trova un punto di forza proprio nell'inusuale ambientazione che permette comunque di comprendere come, ad ogni latitudine, il fondamentalismo religioso possa solo fare danni (la storia purtroppo insegna, anche se inutilmente).
"Chiedo la tua protezione, Allah. Dai castighi dell'Inferno. Dai castighi della tomba. Dai castighi del Giorno del Giudizio. Dalla calamità del Dajjal. Dalle vicissitudini della vita e della morte. Oh, perdonaci Allah!" (Adam)
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