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Suzzanna: buried alive

Regia di Rocky Soraya, Anggy Umbara vedi scheda film

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La recensione su Suzzanna: buried alive

di undying
3 stelle

Baracconata indonesiana destinata alla piattaforma Netflix, opera di un regista che per lo stesso Network aveva già diretto -con ben diverso risultato- Il terzo occhio. L'insistente registro comico, presente di proposito, contrasta con il soggetto horror facendo del film il classico prodotto né carne, né pesce.

 

locandina

Suzzanna: buried alive (2018): locandina

 

Maggio, 1989. Quattro dipendenti di Satria (Herjunot Ali), dopo un rifiuto alla richiesta dell'aumento di stipendio, decidono  di penetrare in casa del principale, quando in trasferta per impegni lavorativi, e derubarlo. A differenza di quanto progettato l'abitazione però non è vuota: la moglie incinta, Suzzanna (Luna Maya), al cinema con i domestici, rientra anzitempo per un malore. Per una serie di circostanze sfavorevoli i quattro intrusi non riescono a nascondersi. Nella colluttazione che ne segue, Suzzanna rimane gravemente ferita: i delinquenti, per evitare conseguenze penali, decidono di seppellirla, ancora viva, in giardino. 

 

Luna Maya

Suzzanna: buried alive (2018): Luna Maya

 

Umar, Jonal, Gino, Dundun: non sono i nomi di personaggi in una filastrocca per neonati ma quelli dei quattro manigoldi che intendono derubare il loro principale. Quando poi compaiono i domestici di casa Satria, si hanno le prime avvisaglie che qualcosa non fila come dovrebbe. Sono tre macchiette, con facce da freaks (e sguardi spastici) che si muovono goffamente e dicono/fanno solo fesserie. Uno addirittura rischia il soffocamento mentre mangia! Che ci fanno personaggi così, in un horror?

 

Luna Maya

Suzzanna: buried alive (2018): Luna Maya

 

Suzzanna viene uccisa (con una probabile citazione a La morte ti fa bella, per via del foro passante nello stomaco) durante una notte di temporale e seppellita in fretta e furia in giardino. Il mattino seguente si risveglia nel letto ma non è stato un incubo, perché scopre di essere davvero ferita. Spiegazione? Da manuale dello sceneggiatore pirla (in caso contrario, che intende turlupinare il pubblico): siccome era incinta, è diventata una "Sundel Bolong", ovverosia un fantasma vendicativo che però ha l'aspetto dei viventi e che -in un'altra indescrivibile sequenza- sta per essere scoperta dai domestici. Ammesso -e non concesso- che allo spettatore importi a questo punto ancora qualcosa del film, come si può identificare una Sundel Bolong? Ma indossando un sudario di cadavere fresco, dato in prestito dal becchino di circostanza! Dato che nessuno degli inservienti (un po' eccentrici ma mica matti!) ha il coraggio di mettere in capo l'allegro telo, finisce che i tre optano per usare uno specchio che, posto di fronte al viso di Suzzanna, in caso di provata presenza spiritica non dovrebbe rifletterlo (ma questa non è la tecnica per smascherare i vampiri? Boh!). Di stupidata in stupidata si potrebbe andare avanti ancora a lungo, perché questa produzione Netflix dura anche parecchio, superando le due ore. Quello che più dispiace è che a firmarne la regia (in coppia con Anngy Umbara) sia l'indonesiano Rocky Soraya che avevamo -giustamente- apprezzato in occasione di un'altra produzione Netflix, Il terzo occhio. Invece in questo pastrocchio dai molteplici, inconciliabili, registri tematici  (horror, melodramma, splatter, grottesco oltre alla commedia), le citazioni principali vanno dalle risatine (isterico/demenziali) della Sundel Bolong, evidentemente ricalcate (per non dire identiche) a quelle delle possedute di Evil Dead (La casa, 1982), al movimento in levitazione che arriva dallo spettro della medium de La goccia d'acqua (episodio contenuto ne I tre volti della paura, 1963). Persino una frase da L'esorcista (1973) viene quasi riproposta pressoché identica ("È bugiarda e cercherà di confonderti con le menzogne. Non darle ascolto"). Si salva il pianosequenza con i quattro ladri nascosti dentro la casa mentre Suzzanna gira da una stanza all'altra, all'insaputa della loro presenza, per poi scoprirli mentre tentano di uscire dalla porta d'ingresso. Ma è davvero poca cosa, una manciata di minuti, contro i 125 -insopportabili- della durata totale. Per quel che può contare, aggiungiamo che sono presenti almeno tre momenti splatter ma, soprattutto, resta impresso lo scarso esito di una fotografia opera di un tecnico (distratto?) che non valorizza affatto le sequenze notturne, arrivando anzi a illuminare le scene con una definizione tale il cui risultato è attribuibile a quello ottenuto da un principiante, privo di mezzi e/o budget.

 

Luna Maya

Suzzanna: buried alive (2018): Luna Maya

 

Licenziamento senza preavviso 

Una volta che i tre domestici hanno appurato di essere al servizio di una Sundel Bolong, senza lettere di dimissioni e men che meno senza dare gli otto giorni, raccolgono a tempo di record i loro quattro stracci e li mettono in zainetti, per poi dirigersi, tremolanti ma veloci, verso la porta d'uscita. Accidentalmente la padrona di casa si pone sul percorso, piuttosto stupita, domandando dove siano mai diretti con tanta fretta.

"Vado a trovare mia madre...", dice uno. "Ma non è morta?",  chiede Suzzanna, ottenendo per risposta: "È vero... infatti vado al cimitero".

"Io vado da mio fratello, al cimitero", dice un'altra. "Ma non è vivo?", domanda Suzzanna. "Sì, ma per andare a casa passo da lì".

Al che il terzo, dice deciso: "Io vado al cimitero, per trovare gli amici che vanno al cimitero!"

(Sic!)

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