Regia di Woody Allen vedi scheda film
Che sia uscito a novembre è stato un bene, le piogge autunnali gli si addicono, e la satira divertita, leggera e spiazzante sul mondo del cinema e le stupidotte tutte gridolini e singhiozzi davanti a qualunque bestione targato “pezzo grosso del cinema” è un capolavoro.
La vita reale è per chi non sa fare di meglio…
Basterebbe questa battuta, detta dalla co-protagonista Chan (Selena Gomez), una dura che poi è la sorella, ex sorellina-rompi di Amy, quella che ha preceduto l’attuale Ashley (Elle Fanning) nel gruppo delle morose di Gatsby (sì,il ragazzo si chiama proprio così e vedremo perchè) basterebbe questa battuta ed è subito chiaro, il film è suo, inconfondibile, inimitabile, leggero, limpido, frizzante e malinconico, newyorkese, anzi manhattiano, fino al midollo, pioggia, hotel old style con i letti dalla testiera imbottita e i fiori nel salottino, case borghesi superlusso quasi senza pareti, tutte finestroni con affaccio su Central Park, party super noiosi per vecchi danarosi dove partecipare è un dovere e dire scempiaggini un piacere, matrimoni prossimi venturi con duecento invitati che uno dei due futuri sposi farebbe bene a disertare, carrozza a cavalli per un improbabile giro al parco e tanto, tanto monossido di carbonio, quello che Gatsby (come fa Woody a trovare sempre l’attore in cui reincarnarsi? Stavolta è Timothée Chalamet) vuole nella sua vita, non può farne a meno, l’Arizona, l’Ovest dove la natura trionfa, i cactus sono benedetti da Dio e il sole dardeggia, no, lui adora New York, i piano bar, il fumo delle bische da poker, la pioggia e la nebbiolina leggera.
Lì il suo DNA reagisce alla grande e imbocca la sua vera strada.
Si sa, a volte si resta confusi per un bel po’, prima di capire ce ne vuole e Gatsby è un ragazzino educato, compiacente, ha seguito tutti i dettami di mammà (che alla fine gli farà la grande rivelazione e lui finalmente comincerà ad apprezzarla), college super, letture a go-go da cui capiamo le passioni materne e il nome dato al figlio, ha studiato il piano, sa tante cose e Ashley, burrosa, carina, miss simpatia a scuola e famiglia di banchieri, sembra la ragazza giusta.
Solo che non la racconta giusta, Ashley, ma non è colpa sua, lei è così, ignorante come una capra, superficiale come la schiuma della birra, e cade in deliquio se davanti ha una star del cinema.
Il regista da intervistare per il giornalino della scuola, lo sceneggiatore che se la porta in giro in macchina a rincorrere la moglie che lo cornifica col suo migliore amico, Francisco Vega (Diego Luna), divo dall’accento esotico simil-Banderas che le fa dire una delle battute bomba del film: “La mia amica la trova la cosa più favolosa dopo la pillola del giorno dopo”, questo mondo che una volta si diceva di celluloide, oggi diremo digitale, le fa perdere il senso delle cose, dimentica perfino il suo nome (“Guarda sulla patente”, le suggerisce Vega) e soprattutto dimentica gli appuntamenti col fedele Gatsby, che non bacia neppure Chan per essere coerente.
Il week end a New York per i due provincialotti dell’ovest vedrà saltare tutti i programmi e metterà in luce la vera pasta di cui sono fatti.
Raccontata così la storia sembra una gran confusione, ma tranquilli, la vita lo è, una gran confusione, e Woody riesce sempre a dirlo nel migliore dei modi, che sia a Parigi, a Roma o nella sua adorata New York che, a 80 anni suonati, continua a definire il posto più bello in cui vivere.
E dal suo punto di vista ha tutte le ragioni del mondo.
Il film ha tardato la sua distribuzione per qualche assurdo e inutile ostruzionismo voluto da chissà chi, che sia uscito a novembre è stato un bene, le piogge autunnali gli si addicono, e la satira divertita, leggera e spiazzante sul mondo del cinema e le stupidotte tutte gridolini e singhiozzi davanti a qualunque bestione targato “pezzo grosso del cinema” è un capolavoro.
“Artisti, gente passionale…” fa Chan, la dura, in macchina al povero Gatsby che non trova più la sua ragazza, sparita nelle grinfie di quelle sirene e pronta a tutto, solo che non succede nulla per il solito caso cinico e baro.
E non serve altro, Woody li spiazza tutti, i conformisti, i benpensanti, i baciapile, gli infervorati, le masse al seguito di Me too.
Vedremo cosa capirà Gatsby in questo piovoso week end newyorkese, è esattamente quello che ha capito Woody, che torna il ragazzino che imparò a mettersi sulla strada giusta dove è riuscito a restare, coerente, capace di scommettere, ogni volta, come un bravo giocatore di poker, e vincere, come Gatsby.
“ Sai, - dice Chan- c’è qualcosa di romantico in chi scommette nelle vecchie canzoni, nel vedersi sotto un orologio”
“Sì, forse nei film, - risponde Gatsby- ma questa è la vita reale”
“La vita reale è per chi non sa fare di meglio… “ - chiude il cerchio Chan, un’attrice doppiata da Dio per chi non sopporta i sottotitoli e non capisce l’inglese.
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