Regia di Václav Marhoul vedi scheda film
Devo ammettere che è stato difficile guardarlo fino in fondo e per buona parte del tempo l’ho considerato un brutto film. Incomprensibile se inteso come storia reale di un ragazzino che nel giro di pochi anni si trova a essere testimone di una tale antologia di crudeltà e perversioni umane, risulta molto più plausibile se lo si considera una metafora dei mali che qualsiasi persona potrebbe incontrare nel corso della propria vita.
Le scene di sadismo e violenza più o meno gratuita perpetrati nella quotidianità nei confronti di persone o animali sono talmente crude da far apparire quasi leggere quelle di guerra e paiono come un ammonimento a non illudersi che il male peggiore sia la guerra, poiché nella quotidianità si possono incontrare orrori anche peggiori e allo stesso tempo lascia intendere che gli orrori che avvengono durante le guerre non sono altro che un’estensione e l’inevitabile conseguenza della malvagità e del sadismo insiti nella natura umana. Al di là della violenza, a risultare disturbante è anche l’assenza di una controparte che agisca per il bene, non c’è un eroe che cerchi di far trionfare il bene o la giustizia, nessuno che provi a portare la luce tra le tenebre. Anche i pochi personaggi che portano un piccolo aiuto nei confronti di Joska non si adoperano per cambiare lo stato di cose: il prete che non vede il male, il soldato nazista che si adegua al male o la moglie che sopporta il male non sono personaggi positivi proprio per la loro passività nei confronti del male, per questo ogni speranza viene negata e ogni volta che Joska riparte, lo spettatore sa che nel luogo che si lascia alle spalle il male continuerà a essere perpetrato.
Un racconto di un pessimismo estremo e sconfortante, dunque, che presenta un ritratto spietato dell’umanità di cui vengono mostrati soltanto gli aspetti peggiori, anche se bisogna riconoscergli una certa sincerità. Per questo motivo, se dovessi giudicare soltanto in base al contenuto, non sarei andata oltre la sufficienza; a determinare il giudizio positivo invece è la realizzazione del film, a iniziare dagli attori, tutti bravissimi nel rendere anche soltanto con uno sguardo la psicologia del proprio personaggio; la fotografia in bianco e nero, che riesce ad aggiungere una nota inquietante al fascino dei paesaggi rurali dell’Europa orientale; e la sceneggiatura con pochi dialoghi, perché le parole non servono quando sono le azioni quelle che contano.
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