Regia di Václav Marhoul vedi scheda film
Seconda guerra mondiale, Joska è un giovanissimo ragazzo ebreo che, per sfuggire alla deportazione, viene inviato dai genitori in Europa dell'est. A prendersi cura di lui sarà l'anziana zia ma, quando questa morirà improvvisamente, il ragazzino dovrà contare solo su se stesso. La strada verso casa è intervallata da incontri con persone casuali e disparate che modificheranno il suo percorso esistenziale.
Diviso in episodi che portano il nome dei personaggi che via via ospiteranno il ragazzo, il film di Vàclav Marhoul si avvale di una fotografia stupenda, totalmente in bianco e nero, che enfatizza i tratti del racconto, ampiamente drammatici, uniti dalla violenza cruda, filo conduttore di ogni storia raccontata.
Ogni frammento di narrazione è una storia a se stante, caratterizzata sempre da un evento violento a tal punto da essere disturbante ogni volta in crescendo, come a voler sottolineare la psicologia perversa di una popolazione soggiogata dalla crudeltà della guerra che viene addirittura mostrara, negli ultimi quaranta minuti di film, come l'aspetto più compassionevole della storia, con soldati indulgenti e atti di compassione dal nemico benevolo.
Con la sua durata estremamente eccessiva, la pellicola di Marhoul è accostabile a Il settimo sigillo; potendo considerare il film di Bergman la ballata della morte, questo potrebbe rappresentarne il contrario: la danza della vita, manifestata attraverso la determinazione con cui il protagonista muove ogni passo verso la sopravvivenza.
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