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L'insolente

Regia di Édouard Molinaro vedi scheda film

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La recensione su L'insolente

di hupp2000
10 stelle

Tratto da una pièce inedita di Sacha Guitry, una perla del cinema francese degli anni '90, con un Frabrice Luchini i forma smagliante.

Libero adattamento di una pièce inedita scritta dal grande commediografo Sacha Guitry durante i due mesi di detenzione subìti nel 1944 per presunta collaborazione con gli occupanti tedeschi. A differenza di quanto avvenne quattro anni prima con la regia di “Le souper” (“A cena col diavolo”), Edouard Molinaro si rifiuta di realizzare un’opera di teatro filmato e trasforma la pièce in un grande film in costume, potendo disporre di ingenti mezzi economici e di un cast da capogiro, che riunisce alcuni mostri sacri del cinema francese (da Michel Piccoli a Michel Serrault, passando per Jean-Claude Brialy, Jean Yanne, Michel Aumont, solo per citarne alcuni) e nuove leve dell’epoca (Sandrine Kiberlain, José Garcia, Judith Godrèche, Alain Chabat, Isabelle Carré… e anche qui mi fermo). Su tutti troneggia, in veste di protagonista, Fabrice Luchini, al massimo del virtuosismo recitativo di cui è capace e personalmente coinvolto nella redazione dei testi che magnifica da par suo. Il film viene candidato ai Césars per la miglior interpretazione maschile, i costumi e la scenografia. Viene programmato nelle sale francesi per nove settimane consecutive, con un’affluenza di quasi due milioni di spettatori. La critica fu molto meno generosa, rimproverando al film di somigliare ad una super-produzione di stile hollywoodiano, con carrellata di stelle volta ad attirare il grosso pubblico. Nel mio piccolo, mi permetto di dissentire energicamente. Questo gioiello cinematografico non conosce una sola battuta d’arresto, i dialoghi sono una vera e propria mitragliata di battute sagaci scritte in punta di penna, il linguaggio è forbito, spiritoso e tagliente, i riferimenti storici sono arguti e puntuali e la pletora di immensi attori offre il meglio delle sue capacità, anche in ruoli di brevissima durata. Cosa chiedere di più di fronte ad un film che sazia nel migliore dei modi la mente e gli occhi dello spettatore? Una parte del merito va certamente attribuita all’estro artistico e letterario di un autore stratosferico quale fu Sacha Guitry, sfruttato in questa occasione in maniera superlativa.

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