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Funny Games

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Funny Games

di AIDES
8 stelle

Haneke, intimamente, e paradossalmente, avrà ghignato da gran demiurgo. Grandissima importanza rivestono le reazioni a questo film durissimo, che impone la sua regola allo sguardo preso in ostaggio. E' irritante il (sadico) gioco del gatto con il topo quando è condotto da due perfide "facce pulite" ai danni di una  famiglia tranquilla, e lo è ancor più se ad attuarlo è il cinema nei confronti dello spettatore. Come si reagisce all'irritazione? Alla frustrazione, alla sconfitta? Di certo non voltando la testa. Eppure, sotto alcuni aspetti, il film è più perverso di quanto si creda. Ciò a cui assistiamo non è affatto una spettacolarizzazione della violenza, ma, per certi versi, una forma di spettacolo della violenza, volutamente tale, con due torturatori che esibiscono un sadismo vellutato, di diabolica "drammaturgia" se vogliamo, una scommessa fatta anche oltre lo schermo, una prova di bravura e temerarietà forse tesa ad intrappolare lo spettatore nella sottile malia del voyeurismo (si condivide sulla poltrona il punto di vista dei coniugi torturati- oltretutto, lo schermo tv, anche spento, è imbrattato di sangue, come a significare lo "scempio" del medium e dello sguardo), in quanto egli, fondamentalmente, è un voyeur per debolezza e meschinità. La sottrazione della vista può essere una reazione lucida a questo film, ma lo è ancor più il distacco critico: vederlo coscienti del suo fascino deviato, rapportarsi ad esso da "vittime" indignate (dunque riconoscimento e ripudio di ciò a cui si assiste). Questa pellicola vuol farsi odiare, per l'astuzia e la crudeltà imposta. E' perversione che vuol negarsi.
E ha il merito, in quest'epoca d'immagini vuote, di punire la superficialità dello sguardo.

Detto ciò, Funny Games si presenta come un cosmo chiuso che ha il tremendo peso della nostra impotenza e insignificanza corporea e razionale. Tutto è agghiacciante, vuoto, intriso di un nulla di evidenza traumatica. Ciò che accade non ha alcuna spiegazione. Soprattutto l'orrore. La tortura del male gratuito e dell'agonia incuriosisce sulle sue origini taciute, e non ha bisogno di mostrarsi (esibirsi) materialmente nei suoi dettagli meramente fisici. La coscienza (ri)trova in se stessa l'incubo. Le azioni violente sono affidate al fuoricampo, le reazioni, che dal dolore sfociano nel vuoto impersonale, sono ora avvicinate ora tenute a distanza dalla mdp. Haneke stuzzica e nega ogni appagamento del voyeurismo, evita il compiacimento e l'esibizione del ribrezzo.
Il gioco del gatto con il topo è sottile, stratificato. Gli sguardi in macchina, gli ammiccamenti, il rewind, colgono la nostra complicità (chi di noi non è colpevole?), ma anche il torpore della nostra prevedibilità: la banalità delle reazioni impulsive è destinata, giustamente, allo scacco più cocente. Lo spettatore è la vera vittima e non ha via d'uscita davanti alla finzione realistica (se si guarda),  e sopratutto davanti alla realtà, che questa volta è più vera perché non può essere mai (ri)scritta da nessuno. L'apparenza  si dichiara apertamente, non possiamo più dubitare della sua pregnanza, del fondo di verità che rivela. Dobbiamo così accettare l'infrangersi di ogni possibile illusione e di ogni scappatoia menzognera (come nella diegesi, per cinque, sei volte accade ai personaggi colpiti). Funny Games è la più efficace rappresentazione dell' "automazione" della violenza, in quanto atto determinato e subito a priori. Anche per questo, i paragoni scontati con Arancia Meccanica sono per lo più fuorvianti. In questo caso, il crudo, spettrale realismo si permea di atmosfera nichilistica, e non vi è alcuna vitalità, alcun cinismo, e soprattutto alcuna fuga visionaria a riscattare lo spettatore che vuol riemergere e salvarsi. Davanti a quest'opera si può solo retrocedere, e provare a dimenarsi.
Da vedere e capire.

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Ultimi commenti

  1. lorebalda
    di lorebalda

    Sì, i paragoni con il film di Kubrick sono abbastanza azzardati: fosse anche per il fatto che Kubrick rende la violenza del suo film spettacolare, esteticamente affascinante e pertanto ambigua. Piuttosto, ho trovato Funny Games un film abbastanza moralista, che non riesce mai davvero a mettere in pericolo lo spettatore, almeno ideologicamente. La violenza del film di Haneke è repulsiva, poco interessante, irritante e tutto sommato innocua (il rewind è un trucchetto un po' banale). Davvero lo spettatore deve sorbirsi un'ora e quaranta di invettiva moralistica da parte di un autore preoccupato dalla violenza e dalla sua digeribilità e che però non si mette mai in discussione (guarda la svolta critica della sua filmografia con gli ultimi apprezzatissimi film), e non ha il coraggio di essere davvero radicale, alla maniera del Pasolini di Salò (tanto amato dall'austriaco)? Io ho i miei dubbi. Ciao, bella analisi

  2. elle driver
    di elle driver

    Per quel che vale, io amo questo film. Trovo che il trucchetto del rewind non sia affatto banale perchè volto ad accrescere la frustrazione dello spettatore, anzi è assolutamente funzionale e volutamente come dire... sopra le righe, in evidenza. Funny Games è un film chiuso, senza respiro. Più che Kubrick a me vengono in mente i fratelli Coen (con le dovute distanze), non è solo la banalità del male che viene messa in scena , ma il fascino che esercita sulla gente. Ora non so se questo sia radicale,ma è molto interessante e ricco di suggestioni e riflessioni. Dice bene AIDES, Haneke "avrà ghignato da gran demiurgo", e a me va benissimo così.

  3. amandagriss
    di amandagriss

    sì sono d'accordo con te riguardo l'"automazione della violenza come atto determinato e subìto apriori", di conseguenza i paragoni con Arancia Meccanica si annullano (lo pensai anch'io quando vidi il film, quella scena in cui le vittime hanno la meglio sui loro carnefici ma.....il nastro si riavvolge e per loro non c'è scampo), bella opinione, ciao...

  4. amandagriss
    di amandagriss

    @lorebalda, hai ragione quando dici che la violenza è tutto sommato innocua, in effetti il rewind ci scolla da quella che fino a tal momento ci sembrava la realtà nuda e cruda dei fatti, quindi stiamo assistendo ad una sorta di videogioco dove tutto è appunto già prestabilito, è una simulazione della realtà ma non la realtà vera e propria, quindi non dovrebbe sconvolgerci più di tanto (come un horror) al contrario di Arancia Meccanica (spero di essermi fatta capire), ciao......

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