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In the Dusk

Regia di Sharunas Bartas vedi scheda film

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La recensione su In the Dusk

di alan smithee
8 stelle

32° TRIESTE FILM FESTIVAL - IL CINEMA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE ED. 2021 - Concorso lungometraggi
Come ogni paese di passaggio o in posizione nevralgica, la Lituania si ritrovò, alla fine ormai conclamata del Secondo Conflitto Mondiale, ad essere stremata, ed ancora presa d'assedio dalle armate sovietiche, disposte a tutto pur di togliere alla popolazione, già ridotta in condizioni vicine allo stento, quel poco di pura sussistenza in cambio della sottoscrizione di titoli di debito pubblico dal valore non dissimile alla carta straccia.
Nei boschi, al freddo, una organizzazione di stampo partigiano si organizza per resistere a questo ulteriore sopruso, mentre in una fattoria un tempo tra le più sviluppate e produttive, un adolescente di nome Unte, adottato dal padrone terriero e considerato alla stregua e con la dignità del figlio maschio che la moglie non riuscì mai a dargli, finisce per divenire la staffetta informativa dei ribelli, cercando anche di proteggere il patrigno, uomo benevolo con lui, ma un tempo imprenditore agricolo divenuto senza scrupoli ai danni dei contadini suoi dipendenti desiderosi di ambire ad un pezzo di terra pure loro, forse anche a causa di alcune sue disgrazie familiari, che lo segnarono fino a renderlo un capo famiglia infelice e solo, ed ora sospettato di congiura ai danni dell'armata russa.

Il bel film del noto ed apprezzato regista lituano Sharunas Bartas segue le vicende, estremamente ben ricostruite ed ambientate in un contesto naturale e boschivo che da sempre è il fiore all'occhiello del gran cineasta est europeo, segue la crescita e la maturazione del giovane protagonista, che si troverà ad affrontare i pericoli insiti nel suo ruolo di informatore, e quelli del tradimento, che renderà ostili anche le diverse fazioni dei partigiani, producendo scontri intestini sanguinosi e violenti regolamenti dei conti, che renderanno, se possibile, ulteriormente pericolosa la condizione già  estrema dei contadini innocenti, vittime di una lotta ben al di sopra delle loro possibilità.

Pur rinunciando allo stile estatico, alla rarefazione dei dialoghi che favorisce la ripresa contemplativa (si pensi al capolavoro Lontano da Dio e dagli uomini), il cinema di Bartas rimane un esempio di stile, solidamente legato come appare a livello estetico, alla bellezza schiva ed austera di un paesaggio severo e livido, tipico del territorio nativo del cineasta, e che anche stavolta riesce ad attrarre su di sé gran parte del fascino che la pellicola sprigiona nelle sue suggestive riprese, girate con talento e mano sicura, anche quando lo stile della produzione pare trovare particolare conforto e sicurezza su terreni meno personali, e più calpestati.
Un registro estetico estremamante accurato, che tuttavia non mortifica un contesto storico assai validamente riprodotto, ed entro cui molto valido ed espressivo appare l'apporto del cast, soprattutto per quanto attiene al giovane attore che interpreta il protagonista Unte, che risponde al nome, lungo e per noi complicato, di Marius Povilas Elijas Martynenko.
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