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No Time to Die

Regia di Cary Fukunaga vedi scheda film

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La recensione su No Time to Die

di barabbovich
4 stelle

Stavolta il menù offre: un inseguimento mozzafiato tra i sassi di Matera, un inseguimento in un bosco (una jeep contro auto, moto ed elicotteri), un orologio che uccide, un aereo anfibio, un inseguimento sul ghiaccio e tanta, tantissima noia. La struttura dei film con James Bond/agente 007 (stavolta declassato a cifra generica da un’agente ambiziosissima) è sempre la stessa: un mix di tecnologia, erotismo (stavolta non pervenuto), suggestività delle location e adrenalina al massimo. Le differenze tra un film e l'altro vanno colte da altro: il tasso di ironia (che il regista americano Cary Fukunaga, padre giapponese e madre svedese, ha pensato di azzerare), la tenuta del plot narrativo (Planck e Bohr avrebbero avuto difficoltà a capirlo), l'efficacia delle scene acrobatiche e delle invenzioni spettacolari. Da questi punti di vista No Time to Die - prima prova del regista del pessimo Sin Nombre e ultima prova attoriale per Daniel Craig nei panni del personaggio partorito dalla fantasia di Ian Fleming - è il peggiore dai tempi di Quantum of Solace. Si parte con un uomo mascherato che cerca di ammazzare una ragazzina in mezzo ai ghiacci, per poi ritrovare quest’ultima nella parte della (inedita) mogliettina con lo sguardo da cernia (la scialba Lèa Seydoux) di James Bond, finalmente pensionato. E invece all’agente segreto più famoso della storia del cinema tocca tornare subito in azione contro certi brutti ceffi che vorrebbero fargli la festa tra i sassi di Matera. Poi regista e sceneggiatori devono aver cominciato ad abusare di alcol, peyote e oppioidi vari, visto che la trama diventa un puzzle con i pezzi montati a casaccio. C’è il solito cattivone legato alla Spectre (ricordate il precedente episodio di 007, dal titolo eponimo?) che vuole impossessarsi di un’arma batteriologica, così come c’è il doppiogiochista di turno e uno psicopatico che ridacchia e dice cose senza senso. L’unica donna che ci fa sperare in un’avventura erotica di James Bond è una che è solo molto pratica di arti marziali.

Non fosse stato per il quasi incessante fracasso, interrotto solo da dialoghi scritti con un macchinario di ultimissima generazione che tira fuori parole a caso, avrei dormito tanto volentieri. Ne ho bisogno.

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