Regia di Cary Fukunaga vedi scheda film
Secondo me si è suicidato.
Quando in un film l’unica cosa buona l’hai vista nel trailer, qualche pensiero ti deve pur sovvenire circa la qualità di ciò che ti stanno propinando.
Che poi “buona” è pur sempre un’iperbole viste le assurdità alle quali col tempo ci ha abituato il buon Daniel Craig, il quale, di fatto, con quest’ultimo episodio ha voluto dare il benservito ad un personaggio che iniziava davvero a stargli ben stretto.
In realtà era già a riposo per far spazio ad una zerozerosette femmina e nera (omaggio alle quote rosa immagino), ma torna a servizio di Sua Maestà in un intrigo chimico politico del quale facciamo fatica a venire a capo, condito anche da uno sprecatissimo cameo di Cristoph Waltz.
Siamo ormai da tempo dalle parti dei missionimpossible a tutti i costi, dei nemici bolsi e tonti, da far apparire ogni scena di azione e inseguimento come penose parodie dove anche se ti corrono appresso in diecimila, sono comunque diecimila incapaci della minima coordinazione, anzi no, in realtà una coordinazione perfetta e certosina ce l’hanno tutti: riescono a presentarsi al cospetto del mitico 007 sempre e matematicamente “uno per volta”. Oppure gli sparano gragnole di smitragliate senza riuscire mai nemmeno a sfiorarlo.
Bond entra in un covo inaccessibile in modo da far apparire più plausibile anche l’accesso del poliziotto nell’isola di Squad Game, il cattivo (Rami Malek) è un altro super tontolone che molla sul più bello l’unica arma in grado di garantirgli uno sprazzo di salvezza, ed il suo scudiero dall’occhio finto sembra uscito direttamente da un posticcio Gomorra, ma prende schiaffi da tutti.
Ogni scena di presunta azione è un vero oltraggio alla più elementare credibilità, dal preludio a Matera, all’intermezzo a Cuba con apparizione estemporanea di frivola e seminuda zerozerosettina con quindici giorni di training, all’inseguimento in gip per prati e boschi, fino all’exploit finale sull’isola “contesa”.
Il Bond colto sentimentalmente sul lato debole che mette la bella presunta traditrice sul primo treno che trova a Matera - notoriamente sprovvista di stazione ferroviaria -, rimane una decisa condanna all’assenza di trasporti per l’ex Capitale della Cultura italiana, presto destinata a tornare nell’oblio, ora che neanche più Bond si aggirerà tra i suoi millenari vicoli investendo pecore.
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