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I figli del mare

Regia di Ayumu Watanabe vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su I figli del mare

di AndreaVenuti
9 stelle

I figli del mare, Ayumu Watanabe, 2019

Ayumu Watanabe nel corso della sua lunga carriera (iniziata nell'ormai lontano 1986 allo Studio Mates) ha strettamente legato il suo nome al franchise di Doraemon, esperienza per lui altamente formativa ma nel suo background culturale troviamo molto altro, dall'amore per Miyazaki al fascino verso la tecnica registica sopraffina di Dezaki ed in questo film emerge in maniera evidente l'elevata e stratificata preparazione del nostro Watanabe.
 
I figli del mare è un ermetico bildungsroman a tinte fantasy laddove è possibile cogliere tanta animazione autoriale contemporanea filtrata dalla visione personale di Ayumu Watanabe.
 
L'inizio del film è subito emozionante con una soggettiva della nostra giovane protagonista intenta ad ammirare un favoloso acquario, popolato da pesci sfavillanti capitanati da due mastodontiche balene apparse improvvisamente al centro della vasca. Pochi secondi ed il sense of wonder raggiunge subito vette elevate.
 
Dalla sequenza successiva l'autore nipponico dipinge una sorta slice of life tematicamente vicino ad un certo cinema di Hosoda focalizzando l'attenzione verso le più comuni problematiche adolescenziali (dalla famiglia disfunzionale al complicato rapporto con i coetanei) ma se in Hosoda il fattore opprimente è il tempo ne I figli del mare -almeno inizialmente- è rappresentato dalla difficoltà nell'esprimere i propri sentimenti e dalla paura di rimanere soli o meglio "non trovati".
Passano i minuti ed il film evolve continuamente aggiungendo gradualmente elementi soprannaturali e mistici ed il regista altresì non risparmia alcune pungenti critiche sociali a sfondo ambientaliste, in particolare modo rivolte alla presunzione dell'uomo che si crede padrone del mondo sfruttando l'ambiente a proprio piacimento.
 
Al riguardo le inquadrature rivolte allo squalo bocca grande spiaggiato esanime, circondato dalla carcassa di centinaia di pesci, è uno spettacolo alquanto tetro.
Sui cosiddetti "figli del mare" invece salta immediatamente all'occhio un rimando a Ponyo sulla scogliera del maestro Miyazaki, e non a caso pure qui troviamo una sequenza caratterizzata da una tempesta insidiosa letteralmente attraversata dalla nostra protagonista, con toni ancora più maturi pronti a sfociare in monologhi filosofici alquanto interessanti con parallelismi tra l'uomo e l'universo.
La parte finale poi è una sorta di ossequio alla vita e alla nascita letteralmente messa in scena mediante una lunghissima sequenza trascendentale e metafisica tra suggestioni new age e cadenze mistiche/panteistiche tali da abbagliare i sensi e la mente dello spettatore. Spettacolo sensazionale.
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