Regia di Carlo Campogalliani vedi scheda film
VI secolo D.C.; i longobardi si preparano a scendere verso Roma. Per sancire l'alleanza con i Gepidi, appena sconfitti da lui stesso, il re longobardo Alboino vuole sposare Rosmunda, figlia del sovrano dei Gepidi.
L'ennesimo polpettone in salsa storica, liberamente romanzato, come usava ai tempi; quantomeno di buono in questa occasione si può segnalare che il budget a disposizione di Carlo Campogalliani non è infimo (ma limitato, in ogni caso, sì) e che la sceneggiatura firmata da Alessandro Ferraù e Roberto Gianviti (da un soggetto di Primo Zeglio e Paola Barbara) si attiene per lo più alle vicende narrate sui libri di Storia, inserendo in maniera non troppo drastica o inverosimile gli elementi necessari a creare emozioni facili negli spettatori (il desiderio di conquista, la sottotrama sentimentale intrisa di spirito di vendetta...). Per il resto Rosmunda e Alboino è il solito prodottino che il cinema nostrano di serie B sfornava fra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta e che appartiene al cosiddetto filone dei 'sandaloni' o dei peplum, cioè le pellicole in costume antico tutte azione, sentimenti forti, belle ragazze e maschioni muscolosi. Apprezzabile il cast, che vede svettare due attori di rilevanza internazionale quali gli americani Jack Palance e Guy Madison; fra gli altri nomi si possono segnalare Eleonora Rossi Drago, Andrea Bosic, Raf Baldassarre, Edy Vessel, Vittorio Sanipoli; musiche di Carlo Rustichelli e montaggio di Mario Serandrei, qui certo non impegnati nella loro opera più memorabile. Anche il 76enne Campogalliani, alla penultima prova da regista, ha in curriculum titoli più interessanti. 2,5/10.
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