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Guava Island

Regia di Hiro Murai vedi scheda film

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La recensione su Guava Island

di mck
8 stelle

Feel Like Spartaco.

 

“L'America è un concetto [un'astrazione, aggiungerebbero Gaber/Luporini, qui però l'idea non resta un'idea, ma è applicata su scala mondiale]. Ogni paese in cui ti trovi, se per arricchirti devi rendere più ricco qualcun altro... è America.”

Diaspora africana, rivoluzione caraibica, egemonia statunitense (da “Lydia Bailey” di Jan Negulesco a “Sicko” di Michael Moore).

 


Un arcipelago mitopoietico di riferimenti archetipici, compresi fra gli estremi geografici ed extra-etnici del “the New World” malickiano e del “Under the Vulcano” lowry-hustoniano, quelli working class (“la Classe Operai Va in Paradiso” di Elio Petri e Ugo Pirro, “Romanzo Popolare” di Mario Monicelli e Age & Scarpelli e “Blue Collar” di Paul Schrader) e quelli anti-retorici (in “Guava Island” il cattivo oppressore e sfruttatore appartiene alla stessa cultura e possiede la stessa gradazione melaninica dei buoni oppressi e sfruttati) del dittico “Get Out” / “Us” ("We're Americans") di Jordan Peele: “The Agronomist” di Jonathan Demme, “Pay Day” di Charles Chaplin, “Stacka” (“Sciopero”) di Sergej M. Ejzenstejn, “Orfeo Negro” di Marcel Camus, “Soy Cuba” di Michail Kalatozov, "Kirikou et la Sorcière" e "Azur e Asmar" di Michel Ocelot, "the Last King of Scotland" (Idi Amin Dada) di Kevin Macdonald, "Echi da un Regno Oscuro" (Bokassa) di Werner Herzog, "Yuppi Du" / "Geppo il Folle" / "Joan Lui" / "Adrian" ("Guava Island" sono le millemila ore di “Adrian” condensate in 50 minuti) di Adriano Celentano, “Posto-Avançado do Progresso” di Hugo Vieira da Silva, “Black Panther” di Ryan Coogler.

 


Creato da Donald Glover - attore ("Community"), sceneggiatore ("30 Rock") e regista: "Atlanta" - aka Childish Gambino (aka Lando Carlissian).
Diretto da Hiro Murai (videomaker per Queens of the Stone Age, Massive Attack & Tricky e soprattutto in sodalizio artistico con Childish Gambino, poi regista di uno dei migliori episodi della prima stagione di “Legion”, di molti episodi di “Barry” e di 2/3 di “Atlanta”).
Scritto da Stephen Glover su soggetto suo, del fratello maggiore Donald e di Ibra Ake, Jamal Olori e Fam Udeorji.
Interpretato da Donald Glover (la riproposizione Tuta Blu di "This Is America" funziona alla grande), Rihanna (non balla e non canta, ma si muove e parla, ovvero: recita e interpreta, e tanto - ok, non siamo proprio in zona "Wild Thoughts", ma insomma, dai... - basta), Nonso Anozie e Letitia Wright.
Fotografia: Christian Sprenger (the Last Man on Earth, Baskets, GLOW, Atlanta). Montaggio: Isaac Hagy (American Vandal, Atlanta). Musiche aggiunte: Michael Uzowuru. E il traditional "Dialogo Colombiano" by Afrekete feat. Javier Campos Martinez.
Animazioni (in stile Michel Ocelot / Genndy Tartakovskij / Zima Blue) a cura di Greg Franklin, Eunbeal Cho e Brie Henderson.
Cuba interpreta Guava.
Prodotto da New Regency e distribuito da Amazon (trasmesso in anteprima sul canale YouTube del Coachella Festival e attraverso la Bezos-piattaforma Twitch).

 


Bonariamente marxista, è girato in Academy Standard Ratio (corrispondente all'incirca al formato 4:3, di norma da 1.33:1 a 1.37:1) come, tra i film recenti di autori che non lo utilizzano abitualmente - quali ad esempio, da uno spettro all'altro dell'eterogeneo catalogo, da una parte Straub/Huillet, Ben Rivers e Pedro Costa, e dall'altra Stanley Kubrick (“the Shining” ed “Eyes Wide Shut”) ed Éric Rohmer (“les Amours d'Astrée et de Céladon” e “Triple Agent”) - o lo fanno con un preciso intento stilistico/narrativo: “Elephant”, “Last Days” e “Paranoid Park” di Gus Van Sant, “Fish Tank”, “Wuthering Heights” e “American Honey” di Andrea Arnold, “Meek's CutOff” di Kelly Reichardt, “the Artist” di Michel Hazanavicius, “Faust” di Aleksander Sokurov, “Tabu” di Miguel Gomes, “Laurence AnyWays” di Xavier Dolan (poi contratto all'1:1 per “Mommy”, salvo poi espanderlo sino all'1.85:1...), “Post Tenebras Lux” di Carlos Reygadas, “Ida” di Pawel Pawlikowski, “No” di Pablo Larraín, “Violet” di Bas Devos, “the Gran BudaPest Hotel” di Wes Anderson, “Jauja” di Lisandro Alonso, “A Ghost Story” di David Lowery, “il Figlio di Saul” di László Nemes, il 1° ep. della 2ª stag. di “Utopia” di Dennis Kelly, “First Reformed” di Paul Schrader, "Mid90s" di Jonah Hill, il prologo di "An American Pickle" di Trost-Rich-Rogen...

 


Costellato, ma non invaso (non è una collezione di videoclip - ché quelli parlano da soli e bastano a sé stessi -, è un fare il punto sulla propria esistenza artistica e sullo stato di salute politico-morale del mondo) da canzoni seminali (e disseminate: per il mondo prima e oltre che per il film) e ottimamente utilizzate (su tutte due capolavori: “This Is America” e, soprattutto, “Feels Like Summer”, entrambe del duo Donald Glover / Ludwig Göransson).
   
* * * ¾


“La Rivoluzione americana cominciò nel 1776 come una rivolta contro le tasse, ma proclamava i diritti naturali e ovvi alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. La Rivoluzione francese nel 1789 cominciò come una violenta lotta di classe, nella quale si soteneva un’ideologia di libertà, uguaglianza e fratellanza tra tutti gli uomini. Che si intendessero i soli bianchi non c’era bisogno di specificarlo.”
Madison Smartt Bell - “the Stone that the Builder Refused” - 2004 (ediz. ital. Alet, 2008 - “il Napoleone Nero” - trad. di E.Bussolo) 

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