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Ticket

Regia di Im Kwon-taek vedi scheda film

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La recensione su Ticket

di alan smithee
7 stelle

locandina

Ticket (1986): locandina

FEFF 21 - UDINE: I CHOOSE EVIL

"Le belle perle escono da gusci ammaccati sepolti dal fango". 

Incontriamo Ji-sook, ancora piacente cinquantenne proprietaria di un locale specializzato in consumo di bevande al caffè, mentre si reca presso una agenzia di collocamento per reintegrare adeguato personale per la sua attività. Non è certo un caso se le scelte della donna cadono su tre piacenti giovani ragazze sexy, che, obbedienti, la seguono senza opporre alcuna resistena od obiezione. Ci troviamo in una piccola cittadina sul mare resa vitale dai commerci del porto. Ci accorgiamo presto che le ragazze, abituate od istruite ad eseguire consegne a domicilio di bevande, hanno soprattutto il compito di intrattenere la clientela con la benevolenza ognuna del proprio piacente aspetto fisico, praticando in tal modo una forma celata, ma remunerativa, di prostituzione che rende la nostra tenutaria una sorta di sfruttatrice suffragata da una certa sensibilità avverso le sue "impiegate". Per la regia di un noto cineasta coreano attivo soprattutto tra gli '80 e i' 90 di nome Im Kwon-taek, Ticket traccia un ritratto corale molto umano e sensibile di esistenze in perenne bilico tra due tracciati: uno legato al ricatto subdolo che la condizione economica che affligge le sfruttate e le costringe a vendersi nella speranza di riuscire un giorno a riscattare una libertà sempre molto distante; l'altro indirizzato verso la speranza mai abbandonata, di riacquistare libertà ed indipendenza che possa liberarle dal giogo opprimente che le sta pressando. La stessa apparente libertà di azione che ora caratterizza la padrona del coffee bar posto al centro della vicenda. Ticket ha senz'altro il pregio di evitare santificazioni o facili demonizzazioni, avvolgendo quella umanità disillusa entro un limbo pervaso di latente e assai palpabile tristezza di fondo che impregna ogni azione ed ogni singolo agire quotidiano. Tenendosi scientemente alla larga da derive melodrammatiche fuorvianti ed inutili a questo contesto lucido e disincantato.

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