Regia di Lee Doo-yong vedi scheda film
FEFF 21 – UDINE: RETROSPETTIVA “I CHOOSE EVIL”
Due efferati, brutali omicidi, le cui vittime – specialmente in un caso – ricoprivano ruoli istituzionali o di un certo rilievo nell'economia di una societa coreana di fine anni '70, ancora dilaniata, nonostante gli anni ormai trascorsi, dalle pesanti conseguenze, umane e sociali, di una guerra civile ancora viva sotto la cenere, scuotono l'attenzione dell'opinione pubblica ed un comandante delle forze di polizia, sfiduciato dalla propria lunga carriera ormai volta verso un imminente pensionamento, desidera chiudere positivamente alcuni decenni trascorsi senza nessun risultato che gli faccia rassicurare la coscienza. Per questo l'uomo incarica un impulsivo e puntiglioso detective affinché indaghi sui due casi, verificando una eventuale pista che possa in qualche modo collegarli.
Da quel momento, e sono trascorsi solo pochi dei 157 minuti della intera durata del film, lo spettatore viene catapultato entro una indagine che, poco per volta, riesce a sondare e a portare a galla una serie di intrighi e corruzioni coperte dalle stesse istituzioni e dai garanti stessi della giustizia.
Una verità scomoda, frutto di ricatti a catena che ha scatenato la furia omicida di un assassino che, alla fine, riuscirà a venire allo scoperto, devastando di rimorsi lo stesso combattuto e coscienzioso protagonista, letteralmente ossessionato dai pesanti strascichi psicologici a cui finisce per tendere la sua approfondita analisi e ricerca del colpevole.
The last witness, con il suo andamento a volte lento, a volte scosso da scariche di energia ed azione inconsulte e senza preavviso, è per molti l'opera più ambiziosa e matura del regista coreano Lee Doo-yong, quella che costituisce un amaro bilancio di vite sopraffatte da scelte che finiscono per scuotere la coscienza, fino a portare nel protagonista, una tempesta ingovernabile di sentimenti che lo portano a sentirsi colpevole di aver portato alla luce il marcio che forse era, per certi versi, più opportuno restasse sepolto nell'omertà più diffusa e dilagante.
Recitazione melodrammatica che dipinge personaggi sopra le righe, dominati da sentimenti che spesso non riescono a gestire, gettandoli verso uno sconforto ed una propensione al pessimismo che li conduce verso scelte estreme e definitive. Un noir dai tratti chandleriani che sfociano in sfoghi melodrammatici che la vivace fotografia rende ancora più acuti e grondanti di sentimento, disperazione, e passione.ù
Un grande film misconosciuto e raro che il FEFF ha avuto il grande merito di farci scoprire in una valida versione finemente restaurata dal Korean Film Archive.
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