Regia di Gu Xiaogang vedi scheda film
STESSO FIUME, STESSO UOMO “Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso..” è un celeberrimo aforisma di Eraclito, ma nell’incantevole film di esordio di Gu Xiagang sembra non essere cosi: siamo noi, creature umane, a fluire, a scorrere via scivolando, ma fiumi, alberi, montagne restano indifferenti e mostrano sempre l’identico volto. La prodigiosa macchina da presa dell’autore sembra tuttavia ossessivamente cercare anche nelle vicende umane l’eterno, il secolare, ciò che riesce a resistere alla Storia dei popoli e a quella con la s minuscola della famiglie: molto dubbio che il richiamo della natura e dell’arte possa fermare le metamorfosi indotte dal tempo nel paesaggio umano. Eppure la speranza o l’illusione che la bellezza, qualunque sia la sua forma, non possa essere cancellata è la filigrana che compatta immagini e tragedie familiari nel bellissimo lungometraggio: da un lato la famiglia Yu, l’anziana madre e i suoi quattro figli, i debiti, la malattia, la speculazione edilizia incontrollabile, il crimine, dall’altro il fiume Fuchun, l’albero della carta, i sentieri fra gli alberi, i riti funebri sull’acqua alla luce delle lanterne. Tutto si muove e nel contempo si cristallizza come nell’antico dipinto cinese di Huang Gongwang, un lungo rotolo di seta, a cui il film si ispira e che ne costituisce una sorta di colonna sonora visiva. Un delicato ricamo in cui dettaglio e visione d’insieme si fondono con maestria. A quale raffinato artigiano appartiene la mano virtuosa? A un regista che si avvale di attori non professionisti, che non ha frequentato scuola di cinema, la cui musa ispiratrice sono i grandi del cinema orientale quali Kim-Ki-duk o Edward Yang. A un poeta che dalla filosofia buddista ha tratto la lezione che, quando lo stesso uomo metterà il piede nel fiume, sarà lo tesso fiume o il crepitio della pioggia primaverile sugli alberi non sarà più musica…
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