Regia di Gu Xiaogang vedi scheda film
Un'opera prima tenera ed emozionante, poetica riflessione sui mutamenti della famiglia e della società cinesi e lettera d'amore ad un luogo del cuore a rischio di essere divorato da uno sviluppo economico ed urbanistico smodato e devastante, fonde i suoi protagonisti umani in un paesaggio fluviale che si fa esso stesso personaggio.
Una moderna famiglia cinese, apparentemente unita nelle foto del settantesimo compleanno della nonna, ma subito separata da dissidi quando l'anziana, affetta da demenza, necessita che qualcuno dei quattro figli le presti assistenza continua. Il figlio maggiore è padrone di un ristorante, sposato con una donna molto attentata ai risvolti finanziari di ogni scelta ; il secondogenito è un giocatore d'azzardo e genitore single di un ragazzo affetto da Sindrome di Down; il terzo fratello vive con moglie e figlio su una barca sul fiume; il più piccolo ha un carattere ancora infantile ma gli altri lo premono a sposarsi per dare la soddisfazione all'anziana madre di vedere tutti i figli sistemati prima di morire. Altri dissidi separano le generazioni: la moglie del primogenito vorrebbe combinare per la figlia un matrimonio economicamente conveniente e la ragazza invece vuol seguire le ragioni del cuore sposando un modesto insegnante, contando sull'azione riconciliatrice della comprensiva nonna, la cui mente fa sempre più spesso cilecca, ma il cui cuore batte ancora al posto giusto.
I cambiamenti all'interno della famiglia avvengono sullo sfondo dei mutamenti che sconvolgono la regione del Fuyang, con la costruzione di immensi complessi residenziali e metropolitane ad alta velocità per masse di pendolari, in un processo inarrestabile di rapidissima e turbolenta trasformazione e sovente distruzione del paesaggio e del passato di una zona che è parte della storia dell'arte cinese, essendo stata immortalata in un famoso quadro intitolato Dwelling in the Fuchun Mountains, che è anche il titolo internazionale di questo film, opera pittorica esempio dello stile “montagne e fiumi”, come spiega ai suoi alunni il fidanzato della nipote.
I grandi rivolgimenti socio - economici con le connesse speculazioni urbanistiche hanno anche un impatto sugli equilibri familiari, per via dell'aumento vertiginoso dei prezzi immobiliari, che costringono molta gente del posto a indebitarsi o a mettere da parte il sogno di acquistare casa, rimpiangendo di non averlo realizzato quando i prezzi erano ancora abbordabili. D'altra parte i pescatori non hanno più di che vivere perché il fiume Fuchun, un tempo pescosissimo, è stato sottoposto ad uno sfruttamento dissennato, utilizzando addirittura gli esplosivi.
Il tema dell'azione distruttiva del progresso del Paese e la tensione tra modernità e tradizione è d'altronde un tema centrale e ricorrente nella filmografia cinese d'autore degli ultimi anni, dalle pellicole di Jia Zhang-ke a To Live To Sing di Jhonny Ma e persino il sino-americano The Farewell e quest'opera costituisce un ulteriore tassello in questa importante riflessone.
Se il titolo cita un famoso dipinto del passato, anche lo stile rimanda alla pittura classica: la cinepresa dell'autore esordiente Gu Xiaogang come un pennello accarezza la natura del Fuyang, che sopravvive a fianco di immensi palazzoni e ciclopici ponti di cemento armato. Il grande fiume Fuchun e le sue boscose rive punteggiate di pagode sono senza dubbio un personaggio della pellicola, verdeggianti nel sole estivo, immerse nella nebbia, bagnate dalla pioggia o coperte da una coltre innevata, con le barche che solcano la placida vastissima distesa d'acqua. Uno stile contemplativo nella tradizione del miglior cinema orientale, che si immerge con pacatezza nell'idillio naturale per parlare all'anima e mostra tutto l'amore del regista per il suo luogo natale, da preservare ad ogni costo da un degrado incombente.
Gu Xiaogang ha il gusto per i lunghi piani sequenza, in particolare quando la cinepresa può indugiare anche per centinaia di metri lungo le rive del fiume, seguendo lateralmente i personaggi che vi passeggiano o nuotano, fondendo le loro esistenze con l'ambiente naturale. Gli piace riprendere i suoi personaggi da lontano, immersi nel paesaggio fluviale, ed infatti spesso ricorre all'artificio di inquadrarli in campo lunghissimo facendoci però ascoltare le loro conversazioni come se fossimo vicini.
I dissidi e le tensioni familiari, ambientali e sociali della Cina del XXI secolo Gu Xiaogang non li affronta con esplosioni melodrammatiche, ma al contrario con uno stile pacato, sommesso e delicato, non rinunciando a proporre una speranza di ricomposizione e riconciliazione tra gli opposti: all'interno della famiglia può tornare la serenità e la mutua comprensione e forse persino il paesaggio con la sua memoria storica potrà convivere a fianco della modernità di un Paese lanciato voracemente verso il benessere.
Il tocco intimista e l'attenzione partecipe per le dinamiche familiari mi ha per certi aspetti ricordato il giapponese Kore Eda, con cui condivide una irresistibile tenerezza. Come quelli del regista nipponico, questo è un film che ti cresce pian piano dentro, parte flebile e ti conquista emotivamente sempre di più lungo le due ore e mezza di durata, pur continuando a sussurrare sottovoce. E magari continuerà ad emozionarci in un prossimo capitolo, dato che l'opera si conclude con la scritta “fine prima parte”.
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