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La volta buona

Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su La volta buona

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Bartolomeo è uno scopritore di talenti calcistici in erba che vive ai margini del giro che conta. Appassionato di gioco d’azzardo e divorziato da una moglie che gli nega d'incontrare la figlia, Bartolomeo riceve una telefonata da Bruno, suo vecchio socio in affari che trasferitosi in Uruguay si ricorda di lui e gli propone di visionare un ragazzino di dieci anni con un talento incredibile nei piedi e con la possibilità concreta di sfondare nel calcio europeo.

Vincenzo Marra sposta il suo sguardo indagatore dalla “sua” Napoli, ove è nato, a Roma ove ha vissuto e per la precisione in quella periferica e lontana dal centro storico e dai luoghi del passeggio e della dolce vita. Lo fa accompagnando un procuratore sportivo caduto in disgrazia - uno splendido Massimo Ghini - o, per la precisione, mai veramente stato sulla cresta dell’onda. Il Bartolomeo portato in scena da Ghini è un uomo realmente inseguito dai creditori. Schifato da una moglie dalla quale riceve solo il divieto di incontrare la figlia. Alla perenne ricerca di un talento da vendere a qualche squadra di serie A, ma va benissimo anche molto meno. A dargli una mano il procuratore affermato Rosario, Francesco Montanari, e Bruno, un Max Tortora anche lui in stato di grazia, vecchio amico e socio, emigrato in centro America per sfuggire alla morsa degli strozzini. Sarà proprio in questo scenario che Marra conosce molto bene, per aver trascorso in America Latina parte del suo tempo, fatto di favelas e palloni tenuti assieme con lo scotch, che si palesa davanti agli occhi di Bartolomeo un bambino, l'esordiente Ramiro Garcia, dotato di un dribbling degno di Lionel Messi e quindi capace di ridare all’adulto, la possibilità di ricostruirsi una carriera degna di questo nome. Partendo da alcuni capisaldi del regista e attore napoletano: il calcio come parabola e metafora della vita, e il mondo degli ultimi e delle bidonville delle grandi metropoli, che il film riesce a snodarsi veloce ma con cambi di registro che dal calcio e da quello che vi ruota attorno, passa a parlare di emigrazione, rispetto e voglia di riscatto, anche e soprattutto morale. Nel complesso pellicola troppo velocemente caduta nel dimenticatoio ma da recuperare, anche per chi non ama la pelota, non appena possibile.

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