Regia di William Wyler vedi scheda film
Non credo che Wyler avesse ambizioni artistiche esagerate quando diresse nel 1966 questa commedia romantica-heist dal titolo Come Rubare un milione di dollari e vivere felici e non a caso alla fine degli anni '60, decise di ritirarsi perchè il suo modo di fare cinema non era più in sintonia con i tempi e lasciò spazio alle nuove generazioni di cineasti.
Prima di commentare il film vorrei dire che quest'opera non è nulla di eccezionale, quindi non aspettatevi un film trascendentale o chissà che cosa. E' una pellicola che quando uscì all'epoca forse era già un pochino fuori tempo massimo (nello stesso anno uscì Chi ha Paura di Virginia Wolff di Mike Nichols per intenderci) e venne accolta freddamente dalla critica dell'epoca che non la trovava in sintonia con i tempi che stavano cambiando (tutt'ora Mereghetti e Morandini le assegnano un 2.5 stelline); ma i tempi cambiano e al giorno d'oggi fortunatamente non dobbiamo contestualizzarla per goderci un film del genere che ha comunque medie elevate su internet (su RT ha il 100% dei voti positivi da parte della critica; esagerato certo, ma sintomo che se la visionaste, non ci buttereste via il vostro tempo, il che è già qualcosa).
In sostanza è una deliziosa commedia diretta di un Wyler oramai anziano ma che ha ancora una buona mano alla regia e colma di citazioni e riferimenti nella scrittura ad un certo tipo di commedia che ha interpretato Audrey Hepburn nel corso della sua carriera.
Più che nella trama improbabile che gira intorno ad un furto di una statuetta falsa, la forza della pellicola risiede nel fantastico duo di protagonisti; in primis una Audrey Hepburn, nel suo decennio recitativo migliore (anche se qui per ovvie cose non è al suo apice recitativo), ha sempre l'innato dono di grazia ed eleganza, nonchè di essere perfettamente a suo agio con i tempi della battuta ed i toni della commedia. Come co-protagonsita maschile abbiamo il grande Lawrence d'Arabia, il mitico Peter O'Toole (finalmente un partner giovane per Audrey Hepburn che sarà stata finalmente contenta di non avere un attore molto più grande di lei) che pur avendo l'aria e un portamento "aristocratico", se la cava più che bene in commedie impostate con questo tipo di tono, seppur ovviamente lo preferisca nei ruoli più drammatici.
Si ride con gusto ed in modo intelligente, con battute che sono raffinate e ragionate, risultanti ben lontane dalle cafonate a raffica volgari e nerdiche fine a sè stesse imperanti nella commedia americana odierna. Seppur lontana dai fasti e dalle ambizioni dei suoi film più rinomati, Wyler non perde la sua abile mano e piazza il colpo da maestro nella sequenza del furto al museo, che risulta molto deliziosa, originale, divertente e forse oserei dire anche plausibile nella sua disarmante semplicità, risultando lontanissima dai furti "con destrezza" imperanti nei film odierni, dove un semplice furto, che dovrebbe essere eseguito con circospezione e segretezza, finisce con il trasformarsi in un qualcosa di rumoroso e spaccatutto. Wyler riesce a rendere credibile (ovviamente nell'universo filmico che ha creato) un furto eseguito con l'aiuto di soli 6 oggetti : una piccola corda, una pinzetta, una calamita, un gessetto, un metro e un boomerang... che dire un mito.
Molto carine anche tutte le sequenze autoironiche basate sul personaggio di Audrey Hepburn, che sfogia in ogni sequenza del film un abito sempre più improbabile dell'altro firmato da Givenchy (l'epica della presa in giro lo tocchiamo con quell'improbabile vestito "da ladra" con tanto di maschera, tanto da far girare la testa anche allo spettatore più controllato... in sostanza Wyler insegna anche ai registuncoli odierni come si deve sfruttare una bella attrice quando la si ha a disposizione); sino a passare ad un abbigliamento spartano e spoglio come quello da signora delle pulizie (memorabile la battuta di O'Toole sul dare un giorno di riposo a Givenchy).
In conclusione che posso aggiungere; è una commedia vecchio stile deliziosa e leggera che gira intorno ai concetti di vero e falso e su come i ricchi ed annoiati borghesi siano ossessionati dall'avere opere d'arte... questo è il massimo della profondità tematica. Per il resto sono due orette spensierate, bizzarre, divertenti e con qualche problema di ritmo e nella scrittura dei personaggi (il personaggio di Audrey Hepburn praticamente non ha alcuna utilità narrativa per il 90% del tempo della scena del furto) , ma che alla fine riescono a portarti indietro nel tempo in un modo di fare cinema mainstream Hollywoodiano che non c'è più (giustamente sono cambiati i tempi), con attori leggendari diretti da registi consapevoli della propria abilità nel mezzo registico.
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