Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Tommaso è un regista americano che abita a Roma con la moglie Nikki, molto più giovane di lui, e la loro bambina di tre anni. Tra yoga, lezioni di italiano e lavori di preparazione per il suo nuovo film, Tommaso vive il suo tormentato rapporto di amore – talvolta soffocante – con Nikki.
Metacinema autobiografico: Tommaso è un'opera tanto apertamente autoreferenziale da risultare quasi spudorata; un film che Abel Ferrara scrive e dirige per raccontarsi e probabilmente aiutarsi a superare la più classica delle impasse creative. Il Tommaso del titolo è infatti un regista americano che si è trasferito a Roma, dove vive con la giovane moglie Nikki (interpretata da Cristina Chiriac, che è la reale moglie di Ferrara) e la loro bambina di tre anni, che è la reale figlia della coppia; Tommaso sta lavorando al suo nuovo film – e si deduce senza fatica che si tratta di Siberia, cioè la successiva pellicola effettivamente diretta da Ferrara – e attraversa il suo personale inferno tra le tentazioni rappresentate dalle giovani attrici, quelle dell'alcol e della droga, e un'esasperata gelosia nei confronti di Nikki che lo porta persino a episodi di delirio. In tutto ciò Ferrara sceglie come suo alter ego un attore che ben conosce, cioè Willem Dafoe, e che ha per giunta avuto un percorso esistenziale non molto distante dal suo (vive a Roma da anni con una donna italiana): siamo a un passo dal rapporto tra Fellini e Mastroianni e non a caso nel corso della pellicola il protagonista cita come suo film di riferimento La dolce vita. Il ritmo è ondivago, la storia pare non decollare mai, ma fondamentalmente non sono queste le cose che interessano ad Abel Ferrara in questo lavoro; l'irrisolto monologo interiore del protagonista e le sue fughe dalla realtà sono invece ciò che vale il prezzo del biglietto, unitamente all'apocalittico finale. 5/10.
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