Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Tommaso (Willem Dafoe) è un americano di mezza età che vive a Roma con una giovanne donna, con cui ha un rapporto fatto di alti e bassi, e la loro bambina di tre anni, insegna recitazione e frequenta un corso di Italiano: il film narra i vari rapporti che l'uomo intesse con l'umanità varia con cui viene di volta in volta in contatto.
Abel Ferrara, con 'Tommaso', prende in parte le distanze dal suo cinema dei tempi di Nicholas St. John come sceneggiatore, ambientato a New York e incentrato su temi 'scorsesiani'come la colpa, il peccato e la redenzione e crea un ritratto a tutto tondo di un artista trapiantato in un contesto non suo, con i suoi tormenti, le sue gioie e le sue debolezze di persona qualunque.
Il film stilisticamente è vicino al cinema di John Cassavetes, con lunghe ed estenuanti sequenze riprese in ambito familiare, talmente fitte di dialoghi da arrivare ad essere talvolta logorroiche e impostate su una recitazione molto naturalistica dei vari attori, filmate prevalentemente in ambienti bui, sia nel chiuso delle abitazioni sia all'aperto per le strade di Roma, alternate a scene di puro cinema-verità con persone incontrate dal protagonista nel suo vagare per la città.
Sorprendente e maiuscola prova di un Willem Dafoe che dimostra una notevole dimestichezza con la nostra lingua (per fortuna il film non è stato doppiato...) e vive con notevole trasporto le vicende che gli capitano: da ricordare la scena - una piccola parentesi tra il mistico dell'amato Scorsese e l'horror di Wes Craven e anche una citazione da 'L'ultima tentazione di Cristo' - in cui Tommaso dona letteralmente il suo cuore a un gruppo di ragazzi neri, nel cuore della notte romana.
'Tommaso' è un film imperfetto e diseguale, come tanto cinema del cineasta newyorchese, ma a tratti ricco di poesia e soprattutto molto sincero.
Voto: 7 (v.o.s.).
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