Regia di Nicolas Bedos vedi scheda film
Tutto ciò che vi aspettereste da una commedia francese ne "La belle époque" lo troverete in abbondanza. Dalle ironie sulla psicanalisi, alla disinvoltura con cui i protagonisti si lasciano, si tradiscono e si riprendono, fino alla insistita ripetizione della parola "pompino" (l'avete notata anche voi?). Una serata piacevole. Voto: 7+
Tutto ciò che vi aspettereste da una commedia francese ne "La belle époque" lo troverete in abbondanza. Dalle ironie sulla psicanalisi, alla disinvoltura con cui i protagonisti si prendono, si lasciano, si tradiscono e si riprendono (apparentemente senza troppe cicatrici), fino alla insistita ripetizione della parola "pompino" (l'avete notata anche voi? Questa sì, meriterebbe l'attenzione di un bravo analista).
La storia alla base del film ci parla di una agenzia che ricostruisce il passato "on demand", ad uso di facoltosi clienti: qualcuno vorrà partecipare a una riunione segreta con Hitler e Himmler, bere un bicchiere con Hemingway, oppure ritrovare il padre morto prematuramente. La trovata non è del tutto originale, ma si presta meravigliosamente a scatenare esilaranti equivoci tra realtà e finzione. Benché prenda le mosse dal fastidio con cui il protagonista stigmatizza la crescente invadenza della tecnologia virtuale e social, in verità potrebbe anche leggersi come una apologia del valore terapeutico dell'arte tout court e del cinema in particolare.
Il tutto è sostenuto da un'ottima, corale prova di cast, ad eccezione forse di Fanny Ardant, costretta in un personaggio costantemente sopra le righe (tanto che pure la doppiatrice si è trovata in difficoltà).
Una serata piacevole. Voto: 7+.
PS: di tutte le perversioni ostentate in scena, l'unica che io abbia sperimentato effettivamente nella vita è stata quella di giocare a ping pong sulla scrivania di lavoro. Tra l'altro proprio con l'amico con era seduto accanto a me al cinema. Quando si dice il destino!
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