Regia di Nicolas Bedos vedi scheda film
La Belle Époque è cinema che celebra la propria magia e la propria capacità di incidere sulle esistenze, e nel farlo ricama una storia fantasiosa, emozionante, a tratti esilarante.
Victor e Marianne si conobbero nel maggio del 1974 in un café di Lione chiamato La Belle Époque. Da allora è passata veramente una vita: i due nel frattempo si sono sposati e hanno avuto un figlio ed alterne fortune sotto il profilo professionale. Lei fa la psicoterapeuta e si ritiene professionalmente soddisfatta, lui è un fumettista ma da tempo è disoccupato, perché il giornale per il quale creava caricature ha ridotto il proprio budget ed ora lavoro solo sul web. Già, la tecnologia: è in lei che Victor riconosce la sua peggior nemica, ma questo è solo uno dei mille terreni sui quali si sviluppano le dispute ormai quotidiane con Marianne.
Quando lei, che nel frattempo ha iniziato anche a tradirlo con un suo amico, lo caccia di casa, Victor, ormai annichilito, non esita ad accettare l'invito ricevuto recentemente dalla Time Traveller, un'agenzia che permette, grazie ad attori, scenografie, trucchi e comparse, di mettere in scena qualsiasi giorno, personaggio o epoca storica richiesta dal committente. Victor, ovviamente, decide di tornare in quel café nel maggio 1974 per rituffarsi nel suo primo incontro con Marianne, quando lui ancora si sentiva attraente e quando lei (che ora lo scaccia) iniziò ad innamorarsene.
Scritto e diretto da Nicolas Bedos, La Belle Époque è cinema che celebra la propria magia e la propria capacità di incidere sulle esistenze, e nel farlo ricama una storia fantasiosa, emozionante, a tratti esilarante. La voglia di Bedos di sballottare il pubblico tra realtà e finzione è chiara e dichiarata già dalla prima sequenza, un convivio in costume ambientato nel XVIII secolo nel corso del quale presto intervengono i telefoni cellulari: lo spettatore apprende così assieme a Victor di star assistendo al trailer girato da questa bizzarra agenzia che ha deciso di inventarsi un nuovo businnes, quello della nostalgia, pronta a far cenare con Hemingway, a far prendere di petto Hitler, o anche solo a far rivivere qualche genitore perso anni addietro a chiunque glielo chieda. La scelta, romantica e perdente, del protagonista di rifugiarsi nel ricordo di quel giorno che gli cambiò la vita, giunge proprio quando l'incantesimo nato allora sembra esser svanito, perché l'amore è diventato abitudine e l'attrazione ha lasciato il posto a una reciproca frustrazione.
L'apatia e lo stallo emozionale che hanno mandato a scatafascio il matrimonio tra Victor e Margot si incrociano e si oppongono con il rapporto carnale e del tutto irrazionale che corre tra Antoine, il regista della messinscena nella quale Victor ha scelto di calarsi, e Margot, la giovane attrice che recita il ruolo di Marianne giovane e che lo porterà a perdere di nuovo la testa. Merito enorme di Bedos, come regista e come sceneggiatore, è aver saputo gestire la tanta carne che via via viene messa al fuoco senza che nulla appaia mai di troppo: l'insicurezza di Victor (un divertente e divertito Daniel Auteuil), l'insofferenza di Marianne (un'elettrica Fanny Ardant), l'irrequietezza di Antoine (un incontenibile Guillaume Canet) e l'esuberanza di Margot (un'intensa Doria Tillier), alimentano la fiamma di un racconto che avvince e cresce di minuto in minuto fino a che ad entrambe le coppie non sarà chiaro che quel che serve, all'una e all'altra, è accettarsi reciprocamente e con ciò fermarsi a riflettere su come si cambia insieme e su come si viene cambiati dall'altro, cercando in questa riflessione la chiave che porti a sviluppare quel presupposto immancabile che risponde al nome di fiducia.
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