Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Il detective privato Fletcher s'introduce nottetempo nella casa di Raymond, stretto collaboratore del criminale Mickey Pearson, proponendogli l'acquisto a caro prezzo di un memoriale delle proprie indagini sul boss, in grado di rovinarlo. Dal resoconto che Fletcher fa a Raymond emerge una torbida storia di avidità e spregiudicatezza. Mickey Pearson, un uomo scaltro e duro ma, a modo suo, corretto nella gestione del business criminale - la coltivazione di marijuana - vorrebbe ritirarsi dagli "affari"; l'occasione stimola l'interesse di altri boss, l'affermato Matthew Berger e l'ambizioso Occhio Asciutto. I due non agiscono correttamente nei confronti reciproci e di Mickey; ma l'uomo saprà difendersi, dalle loro e da altre minacce. Il regista Guy Ritchie unisce elementi dei generi commedia, thriller ed azione, dando vita ad un film vivace e divertente, dagli sviluppi imprevedibili. I suoi personaggi sono tutti più o meno malviventi. Tra loro c'è chi vince e c'è chi perde; chi, al di là del malaffare, rispetta un codice d'onore (onestà nella conduzione degli affari, fedeltà al capo) è tra i primi. Chi aggiunge la scorrettezza alle violenza ed avidità proprie del crimine organizzato, soccombe, di fronte - può sembrar strano, ma è così - all'eticità ed alla scaltrezza altrui. L'intricata vicenda si sviluppa nell'ambiente elegante e benestante, della nobiltà inglese, che il regista etichetta come decadente, melliflua ed amorale, incapace di svolgere una qualsivoglia attività produttiva ed, allo stesso tempo, tanto dipendente dalle apparenze, da essere costretta a collaborare con il crimine, in cambio delle risorse economiche necessarie a salvarle. Ne deriva una sorta di esaltazione per il personaggio del co-protagonista Mickey (Matthew McConaughey), vero e proprio self-made man del business della marijuana; egli esprime scaltrezza ed avidità, ma anche determinazione, eticità, rispetto per una scala di valori condivisibile; ciò gli consente - e, ai nostri occhi, dà il diritto - di relazionarsi con gli altri "gentlemen" da primus inter pares. Suo braccio destro è il fidato Raymond (Charlie Hunnam) anch'egli allineato allo stile ed ai modi del capo. Rilevanti le presenze di Hugh Grant nei panni di Fletcher e Colin Farrel, nel ruolo di Coach, allenatore di boxe trasformatosi in criminale in virtù di un "patto tra gentiluomini" (tanto per rimanere in tema) stretto con Raymond per salvare da una vendetta alcuni sconsiderati ragazzi che frequentano la sua palestra. La volitiva Rosalind, amata moglie di Mickey, è interpretata da Michelle Dockery. Stile e costumi sono molto "british" ... le buone maniere ed i vestiti eleganti contrastano con l'indole e le azioni dei personaggi, ennesima riprova che "l'abito non fa il monaco". Il racconto inizia a vicenda già aperta; è pertanto necessaria un po' di attenzione, nei primi minuti di pellicola, per riannodare i fili della trama. La cura nei dialoghi, brillanti e coloriti, è ulteriore elemento a favore, insieme alla colonna sonora. Come per altre opere di Guy Ritchie (esempio, "Snatch - Lo Strappo", del 2000), si percepisce l'influenza della "lezione" di Tarantino. Permeato di espressività satirica che esprime un punto di vista critico nei confronti dell'alta società inglese, "The Gentlemen" appassiona ed intrattiene lo spettatore con intelligenza.
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