Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Guy Ritchie è tremendamente irritante, col suo stile cool esuberante e il suo approccio smaccatamente pop alla narrazione. Non è mai stato un grande regista e non ha mai sfornato capolavori. Qualche buon film (Snatch, King Arthur), tanti scivoloni (Sherlock Holmes, tremendo, nonostante il botteghino e l’aurea di culto che lo circonda, ma anche Operazione U.N.C.L.E. è di rara bruttezza). Con “The Gentlemen” trova finalmente una misura: l’orientamento ludico dell’operazione si intreccia con una dichiarazione – fin dai primi minuti – di fiera autoconsapevolezza: tutto è una finzione, nulla va preso sul serio. Non un gioco metatestuale, ma – finalmente – un pretesto, felicemente libero e funzionale, per mettere in scena personaggi e situazioni disparate in costante e divertente collisione. Riesce Ritchie, più che nei suoi lavori precedenti, a dare un’identità e un peso a questi personaggi (senza che ne nasca chissà quale scavo, s’intende) e a dialogare bene coi generi. Il tutto mantenendo un’identità british e una leggerezza cazzona che, paradossalmente, rende intelligente e stimolante l’operazione. Complice anche il cast, tra cui un McConaughey sempre perfetto e un riscoperto Hugh Grant, “The Gentlemen” è un ottimo e raro esempio di intrattenimento intelligente. Averne.
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