Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Michael Pearson ha in mano un ingente traffico (e produzione) di marijuana; Dry Eye, giovane nipote di un boss cinese della droga, vuole prendere il suo posto. Ma fra i due si mettono l’outsider Matthew e lo spione Fletcher.
Guy Ritchie è il Tarantino della malavita inglese: con questa (rinnovata, rinforzata) impressione si esce dalla visione di The gentlemen, pellicola che rinverdisce i fasti del passato, della prima produzione del regista britannico (Lock & stock, The snatch, Revolver) riportando in superficie la sua attitudine eccellente verso un cinema che unisce intrattenimento roboante e tensione ai massimi livelli con una punta di vivace ironia in una confezione assolutamente impeccabile. The gentlemen è poi una prova di indiscutibile efficacia per una manciata di interpreti più o meno celebri, da Matthew McConaughey a Henry Golding, da Colin Farrell a Michelle Dockery, passando per Hugh Grant, Charlie Hunnam e Jeremy Strong; molto bene ne esce senz’altro anche il team di scrittura composto da Ivan Atkinson, Marn Davies e dal regista, con quest’ultimo unico autore della sceneggiatura. Certo, c’è molto di già visto e innumerevoli sono le variazioni sul tema della guerra fra boss della droga; colpisce peraltro la totale mancanza dell’elemento della legge, ma la giustizia nella trama del film percorre strade tutte sue; a questo proposito è dunque inutile attendersi anche una decisa o illuminante morale – ma si era già rilevato in apertura come intrattenimento, tensione e ironia fossero gli ingredienti principali della ricetta del lavoro. Quasi due ore di durata che passano rapidissime. 7/10.
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