Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Un orefice, pur fidanzato, accetta l'invito di una cantante e si reca a casa di lei. La trova però morta e, naturalmente, il principale accusato diviene lui. Ma la fidanzata è assolutamente convinta della sua innocenza.
Nei primi anni Cinquanta il melodramma subì una svolta drastica in terreni partenopei, complice l'ascesa di qualche divo della canzone come, in questo caso specifico, Giacomo Rondinella, attorno al quale vennero scritte e confezionate numerosissime pellicole tutte uguali. Anche la sceneggiatura di Napoli terra d'amore (autori: Gianni Puccini, Mario Brancacci e il regista, da un soggetto di Luigi Capuano, Fernando Barbieri e Giovanni Addessi) è infatti un mix di sentimenti forti e facili, personaggi monodimensionali, amori più o meno corrisposti, senso dell'onore e altre cianfrusaglie simili, nel segno di un inevitabile lieto fine. Un prodottino appositamente confezionato per un pubblico semplice ad accontentarsi, con un tocco di lacrime e uno di musica, come il genere richiedeva, e rigorosamente a budget ridottissimo; altri interpreti degni di nota sono Maria Fiore, Bruna Corrà, Lucien Gallas, Beniamino Maggio e Piero Palermini, con particine anche per Carlo Giuffrè e Mario Passante. Camillo Mastrocinque è stato un discreto artigiano di opere leggere, principalmente comiche (felice e piuttosto lungo fu il suo sodalizio con Totò), che facilmente sapeva adattarsi a seguire l'onda del momento; nello stesso 1954 girò anche il simile Tarantella napoletana. 2,5/10.
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